Tante e molto sentite le manifestazioni andate in scena nel fine settimana scorso in tutto il territorio. La terribile vicenda dell’uccisione di Giulia Cecchettin ha risvegliato, ancora ve ne fosse bisogno, la voglia di metterci la faccia e l’impegno civico a più livelli. Dalle istituzioni locali, che hanno organizzato o supportato con entusiasmo passeggiate, marce, flash mob e quant’altro, alle persone: uomini, donne ma soprattutto tanti giovani. Dalle nostre cronache sul 25 Novembre sul giornale in edicola domani, giovedì 30 novembre, il lettore ne potrà avere una bella consapevolezza.
Tra queste segnaliamo anche quella del comitato transfemminista Provincialotta che ci ha mandato una testimonianza del suo contributo alla giornata contro la violenza sulle donne del 25 novembre scorso.
«Nella giornata di domenica 26 novembre, il collettivo transfemminista ciricacese Provincialotta ha voluto dare vita ad un momento di piazza in occasione della Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e di genere. Un cartellone lungo quanto l’intera Piazza San Giovanni è stato srotolato a terra, recante gli oltre 220 nomi di donne vittime di femminicidio e transcidio tra il 2022 e il 2023 solo in Italia e che abbiamo voluto nominare e ricordare una per una.
Il collettivo di provincia si è così unito alla mobilitazione nazionale che ha visto le piazze di tutta Italia riempirsi di rabbia e desiderio di cambiamento a seguito dell’ennesimo intollerabile femminicidio della giovanissima Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato.
Abbiamo unito le nostre voci a quelle del movimento transfemminista Non Una Di Meno, partecipando all’oceanica manifestazione di Roma nella giornata di sabato 25 novembre, dove oltre 60 autobus da tutto il paese hanno raggiunto la capitale per toccare il mezzo milione di persone scese in strada. Anche sul nostro territorio ci teniamo a rendere visibile la nostra presenza e le nostre pratiche, abbiamo infatti creato e distribuito materiali informativi per contrastare la violenza di genere nelle sue manifestazioni più comuni e capillari, con lo scopo di aiutare ogni donna a riconoscere i segnali spia prima che sia troppo tardi.
Eppure questo lavoro non basta. Siamo stuf3 di leggere i nomi delle nostre sorelle uccise quando compaiono sui titoli di cronaca nera, spesso attraverso narrazioni tossiche che continuano a normalizzare assurdità come i raptus di gelosia, gli scatti d’ira, la cultura dello stupro e del possesso. Come donne, ci sosteniamo e ci aiutiamo reciprocamente per sfuggire a situazioni di violenza prima che questa raggiunga il suo inesorabile culmine, ovvero il femminicidio. Ma abbiamo bisogno che siano gli uomini, i ragazzi, ad assumersi la responsabilità del loro privilegio all’interno della società patriarcale in cui viviamo. Pretendiamo di essere ascoltate non solo in quanto vittime di un assedio quotidiano alla nostra libertà e alla nostra sicurezza, ma anche in quanto portatrici di pratiche costruttive, di lotta e di una cultura femminista che fornisce già tantissimi strumenti per decostruire il maschilismo interiorizzato. Oggi, è intollerabile che, di fronte al bollettino di guerra che siamo costrette a piangere ogni mese, ogni anno, ci siano ancora uomini (padri, fratelli, partner, amici) che voltano lo sguardo dall’altra parte. Ancora oggi, riteniamo gravissimo che il diritto all’aborto non sia garantito per tutt3 a causa di un’opportunistica obiezione di coscienza, che i nostri governi legiferino sui nostri corpi per controllarli, che utilizzino la retorica bigotta della maternità naturale, di dio, patria e famiglia, mentre smantellano progressivamente i servizi pubblici, tagliando fondi alla sanità, ai trasporti, all’istruzione. Inaccettabile che la Regione Piemonte finanzi con denaro pubblico le associazioni religiose e anti-choice aprendo loro le porte di ospedali e consultori. Riteniamo inaccettabile come femministe intersezionali che i nostri governi utilizzino lo stesso denaro pubblico per finanziare guerre e occupazioni: saremo sempre dalla parte dei popoli oppressi, sempre dalla parte delle donne e delle soggettività LGBTQIA+ che, in tutto il mondo, a causa delle guerre, subiscono discriminazione, stupri e violenze indescrivibili, come quelle disumane a cui assistiamo oggi verso la Palestina o all’interno dei CPR sul territorio italiano. Intollerabile continuare ad assistere alla distruzione dei nostri territori, violentati da politiche estrattiviste e di sfruttamento vorace delle risorse, che stanno distruggendo il clima, gli ecosistemi, la biodiversità e il nostro futuro.
Per queste ragioni e moltissime altre, rinnoviamo ancora più sentitamente l’appello ad unirci a noi: il collettivo Provincialotta è uno spazio sicuro di condivisione e analisi, per uscire dall’isolamento che ci atomizza e ritrovare una dimensione in cui si lotta insieme, anche fuori dalle grandi città. Attendiamo con ancora maggiore impazienza che anche ragazzi e uomini si avvicinino alle nostre tematiche. L’assemblea generale è aperta e si svolge ogni martedì sera alle 21, in via Matteotti 16 (primo piano) a Ciriè. A mercoledì alterni si riunisce invece, nella stessa sede, il gruppo di autocoscienza femminile Gossip Girlz, uno spazio per sole donne a cui rinnoviamo l’invito a partecipare, soprattutto se si trovano in situazioni di difficoltà. Sorelle non siete sole!»