I ghiacciai sono fondamentali per regolare il clima globale e fornire acqua dolce, essenziale per miliardi di persone. Tuttavia, a causa dei cambiamenti climatici, alimentati principalmente dalle attività umane a partire dal diciannovesimo secolo, queste risorse vitali si stanno rapidamente sciogliendo. Proprio per sottolineare l’importanza dei ghiacciai e garantire che coloro che dipendono da essi ricevano i necessari servizi idrologici e meteorologici, le Nazioni Unite hanno designato il 2025 come Anno internazionale della preservazione dei ghiacciai. Anche per questo sono sempre degni di attenzione i dati relativi ai ghiacciai che ci riguardano più da vicino.
«Purtroppo – premette Franco Rogliardo, glaciologo che da decenni monitora la situazione delle alte valli di Lanzo – a causa di impegni personali la campagna glaciologica si è limitata all’osservazione dei sei ghiacciai presenti nella Val Grande di Lanzo. Qui la situazione è sostanzialmente stazionaria. Gli apparati infatti sono rimasti coperti dalla neve stagionale per gran parte dell’estate, e solo ad inizio agosto i settori inferiori dei ghiacciai iniziavano a liberarsi della neve invernale, lasciando affiorare il ghiaccio sottostante. Al termine della stagione d’ablazione che terminava a fine settembre con le prime estese imbiancate di neve, il 70% delle superfici glaciali risultava ancora coperta dal nevato stagionale. Complessivamente l’annata 2023-24, per i ghiacciai della Val Grande presi in considerazione, è stata moderatamente favorevole al glacialismo perché ha permesso una ricostruzione, anche se di ridotta entità, di coltri alimentatrici nei bacini collettori».
Nello specifico, le indagini condotte da Rogliardo evidenziano come il ghiacciaio Mulinet Sud appaia stazionario: il margine frontale attivo che staziona sempre sopra la scarpata rocciosa di quota 2682 (CTR) non evi-denzia apprezzabili variazioni. Invariato anche il margine glaciale periferico superiore addossato ai ripidi contrafforti di Cima Monfret-Uja Gura.
L’apparato del Mulinet Nord, osservato solo fotograficamente, appare sostanzialmente stazionario. I margini periferici superiori addossati ai contrafforti Uja Gura-Punta Groscavallo e le estremità frontali sempre attestate al bordo della scarpata rocciosa non evidenziano apprezzabili variazioni. Al controllo fotografico l’apparato del Martellot non presenta sostanziali variazioni rispetto all’anno precedente, invariati i conoidi glaciali addossati ai contrafforti rocciosi Dent d’Ecot-Dôme du Mulinet-Colle Martellot. L’innevamento residuo ricopre la quasi totalità del ghiacciaio, lo spessore del manto nevoso è significativo come evidenziato dal sensibile regresso areale delle finestre rocciose presenti all’interno dell’apparato.
L’innevamento residuo stagionale del Talancia-Girard ha ricoperto la superficie del glacionevato per tutta l’estate, estendendosi anche nel settore che lo scorso anno si era deglacializzato, frazionando in due parti l’apparato. Appaiono in condizioni stazionarie anche il Levanna Sud, nel quale la neve residua ha ricoperto totalmente la superficie glaciale fin verso la prima decade di agosto dopodiché ha iniziato ad esaurirsi solo nella parte mediana più convessa del ghiacciaio, e il Levanna Nord. Anche qui l’innevamento residuo ha ricoperto l’apparato per gran parte dell’estate, e solamente oltre la metà di agosto alcuni settori del lungo margine latero-frontale hanno iniziato a liberarsi del nevato stagionale.