Resterà come uno degli eventi più importanti nella già lunga storia di Villa Franchetti la serata finale di “Rendez-Viù”, il festival teatrale che ha acceso importanti riflettori culturali sulle Valli di Lanzo. Non una ma due le giullarate di Dario Fo (“Bonifacio VIII” in aggiunta a “Il primo miracolo di Gesù Bambino” previsto in cartellone) che l’istrionico Matthias Martelli – allestite negli anni con la regia di Eugenio Allegri – ha proposto sabato 9 agosto a un folto pubblico in un’atmosfera magica, perfetto suggello di una rassegna ideata da Alessia Donadio e supportata dal Comune di Viù e dalla Pro Loco nell’ambito del progetto “Ar(s)monie per la villeggiatura”, vincitore del bando “Territori in luce”.
Per la sua direttrice artistica, già stretta collaboratrice di Allegri, una soddisfazione che va ad aggiungersi alle numerose già raccolte in una lunga carriera da attrice e formatrice, attesa ora dalle collaborazioni a Torino con il Teatro Baretti, l’Atelier Teatro Fisico di Philip Radice e la scuola di circo Flic, a Belluno con il Tib Teatro e probabilmente a Palermo con il Teatro Lab, dalla regia di un monologo dedicato all’attivista femminista Carla Lonzi e dalla riproposizione del suo spettacolo, “Il discorso di Chicchi”, sulla più giovane delle “madri costituenti” Teresa Mattei.
Alessia, ripercorriamo la nascita di “Rendez-Viù”.
«Sono di famiglia viucese da generazioni per parte paterna e sono molto legata a Villa Franchetti: mio bisnonno ha lavorato per la baronessa nei primi anni del ‘900 e viveva nella dependance, rimasta poi alla nostra famiglia. Ogni volta che entravo nel parco per degli eventi con la banda o il gruppo folkloristico fantasticavo sul fatto di portarci degli spettacoli. L’anno scorso è diventata un’urgenza e avendo anche la fortuna di poter contare su Graziano Melano, già socio fondatore della Casa del Teatro Ragazzi e Giovani di Torino, sono andata dalla sindaca Daniela Majrano con un progetto di tre spettacoli. Daniela ha portato il progetto in Regione, ricevendo molti complimenti, e mi ha dato carta bianca. Ma questo festival non sarebbe stato possibile senza la generosa accoglienza della famiglia Martinetto, che come i veri mecenati ha messo a disposizione il parco della villa. Fondamentale anche l’apporto a livello burocratico e materiale di Giorgia Nordio, che cura un Master in Management dello Spettacolo e conosce tutti gli aspetti del lavoro teatrale».
Qual è il taglio che hai voluto dare al festival?
«Ho pensato a proposte che potessero avvicinare un pubblico trasversale, legate all’idea di incontro sotto varie declinazioni. Per un teatro colto e popolare ho pensato alla commedia dell’arte, in cui sono specializzata. Poi ho pensato alla lirica, che ha una matrice popolare, con “Ti presento Carmen”, perfetta per la villa dato che il figlio del barone Franchetti era un compositore e pare che Puccini abbia scritto qui una parte della “Bohème”. Chiusura quindi con “Mistero Buffo”, un titolo di richiamo con un artista di richiamo, che avrebbe messo tutti d’accordo».
Hai quindi donato a Viù una parte del tuo mondo artistico, dopo aver mosso qui i primi passi.
«Il gusto per la tournée mi è nato andando in Francia dai 14 ai 18 anni con il Gruppo Folkloristico, con cui ballavo e cantavo con il costume tradizionale. Dopo aver portato “Il discorso di Chicchi” al teatro di Bertesseno ero molto emozionata per la mia prima volta in paese con “Ti presento Carmen”. La mia prima esperienza di direzione artistica è stata paragonabile a una regia, e sono molto soddisfatta di come è stata accolta la programmazione».
Qual è il tuo bilancio finale?
«È andato tutto oltre le aspettative, vincendo anche la sfida di mettere un biglietto, pur con una tariffa popolare di 5 euro, anche per cominciare a far capire che la cultura e lo spettacolo sono fatti da professionisti. Abbiamo registrato tre sold-out, pur con meno pubblico nella seconda data nel salone polivalente per il rischio di pioggia ma con un’acustica gestita benissimo da Paolo Cipriano, un’altra risorsa arrivata sul nostro territorio. È stato un crescendo, tanto che per l’ultima serata eravamo terrorizzati dall’arrivo di troppe persone da fuori. La gente continua a fermarmi in paese chiedendomi che si rifaccia».
C’è un modello di festival a cui vorresti far assomigliare “Rendez-Viù”?
«Il Ginesio Fest, nelle Marche, di cui mi hanno colpito non solo i grandi nomi ma anche il clima di convivialità e la collaborazione del territorio quando ci sono stata come assistente alla regia di “Giusto” con Rosario Lisma nel 2024. Lì mi è scattata la voglia di dire: “Ci provo anch’io”. E vorrei puntare di più sulla formazione, anche facendo workshop con altri insegnanti».
Quanto sarebbe orgoglioso di te Allegri?
«Lo sarebbe per aver intrapreso un’iniziativa a quella che fece lui nel 2015 assumendo la direzione artistica del Teatro Fonderia Leopolda di Follonica, chiuso da anni. Lavorò molto con le scuole e i giovani riuscendo a educare il pubblico allo spettacolo. Ci dedicò più tempo di me con risultati su una scala diversa, ma anche per me è importante insistere sulla formazione e sul far conoscere il teatro da dentro».
(ph. Fulvio Adoglio e Mara Mussetta)