Viaggio nelle opinioni dei ragazzi delle scuole superiori del territorio attraverso 10 interviste
L’inchiesta di un ragazzo su cosa sanno i suoi “pari” della guerra
«I media danno poca attenzione alla Palestina, e quando lo fanno la raccontano in modo confuso»

Che ne sa la gioventù della guerra? E nello specifico, di quelle attualmente in corso o, perlomeno di quelle che arrivano alla ribalta delle cronache giornalistiche o nei reportage televisivi? E ancorpiù, quelle i cui effetti globali “mordono le caviglie” della nostra vita quotidiana?

Per comprenderlo, ho proposto alla redazione del Risveglio, un piccolo ma significativo sondaggio, prima attraverso opinioni raccolte informalmente tra i miei “pari” – a scuola e non – sulle loro opinioni circa i terribili conflitti che si stanno consumando in Ucraina e in Palestina, per poi giungere a strutturare una decina di interviste frontali.

Breve nota metodologica: le risultanze di tale lavoro sono state infine condensate in dieci interviste ad “hoc”, riassunte nel seguente articolo.

Negli ultimi mesi, le guerre in Ucraina e in Palestina hanno dominato i titoli dei giornali e le discussioni in tutto il mondo. Ma, appunto, cosa ne pensano i ragazzi come me, tra i 16 e i 18 anni? Quanto conosciamo realmente di questi conflitti e come ci sentiamo rispetto a tutto ciò? Da qui i motivi per i quali ho quindi deciso di fare questa inchiesta, per capire meglio le opinioni di compagni ed amici e le emozioni che provano di fronte a queste tragedie.

La guerra in Ucraina è un argomento che molti di noi conoscono meglio, anche se non tutti. La maggior parte dei ragazzi intervistati ha detto di seguire le notizie sui social media, alla TV o a scuola. In generale, i ragazzi sono consapevoli che questo conflitto è legato a interessi politici e territoriali, e che la Russia ha invaso l’Ucraina per cercare di espandere la propria influenza. La vicinanza dell’Ucraina all’Europa e il coinvolgimento di altre potenze mondiali come gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno reso questo conflitto più vicino e più discusso tra noi.

Invece Il conflitto in Palestina, invece, è meno conosciuto. In generale, non molti sanno esattamente cosa stia succedendo lì. Alcuni ragazzi hanno detto di essersi informati attraverso articoli online o podcast, ma la maggior parte delle informazioni proviene da fonti non tradizionali. Molti intervistati hanno notato che i media non danno molta attenzione alla Palestina, e quando lo fanno, spesso la situazione è raccontata in modo parziale o confuso. La mancanza di chiarezza e la disinformazione sui social media sembrano essere un problema comune per i ragazzi. In Ucraina, i ragazzi sono abbastanza chiari nel dire che il conflitto riguarda principalmente motivazioni politiche e territoriali.

La Russia e l’Ucraina sono in lotta per il controllo di territori strategici, e le alleanze internazionali (come quella dell’Ucraina con l’Occidente) fanno parte del gioco. Molti ragazzi si sono soffermati sul fatto che le guerre spesso nascono da interessi economici e militari, e non da motivi che riguardano direttamente i civili. In Palestina, le cause sono descritte come più complesse. I ragazzi hanno parlato di una lotta storica che dura da decenni, fatta di tensioni religiose e territoriali.

La percezione comune è che il conflitto israeliano-palestinese sia difficile da risolvere perché le ragioni delle due parti sono profondamente radicate in secoli di storia, violenza e sfiducia. Molti hanno anche evidenziato come il popolo palestinese stia vivendo una vera e propria ingiustizia, che si protrae da anni. Un tema che è emerso nelle interviste è la differenza di trattamento tra i due conflitti.

Quasi tutti i ragazzi intervistati hanno notato che la guerra in Ucraina riceve molta più attenzione dai media e dalle potenze internazionali. Questo è dovuto, probabilmente, alla sua vicinanza all’Europa e al coinvolgimento di potenze come gli Stati Uniti e l’Unione Europea.

Invece, la Palestina sembra essere trattata come una questione più lontana, anche se negli ultimi mesi c’è stata qualche reazione internazionale, specialmente dopo gli scioperi di solidarietà. Quando si parla di emozioni, i ragazzi hanno reagito in modi diversi. Per quanto riguarda l’Ucraina, la maggior parte ha espresso sentimenti di tristezza, paura e rabbia. Molti si sentono coinvolti emotivamente perché la guerra è “vicina”, e temono che possa avere ripercussioni anche su di noi, in Europa. La paura di un allargamento del conflitto è una delle emozioni più forti emerse dalle interviste.

Per la Palestina, invece, tristezza e confusione sono i sentimenti più comuni. Molti ragazzi non sanno cosa pensare: da un lato c’è la consapevolezza che anche in Palestina i civili stiano soffrendo, ma dall’altro c’è la difficoltà di capire chi ha ragione e chi ha torto in una situazione tanto complicata.

Un altro sentimento comune tra i ragazzi è la preoccupazione per il futuro. La sensazione di vivere in un mondo sempre più instabile, in cui le guerre sembrano essere una costante, genera ansia. Inoltre, l’aumento dei prezzi e la crisi economica globale sono questioni che influiscono sulla vita quotidiana e aumentano l’incertezza. Quasi tutti gli intervistati hanno dato la colpa dei conflitti ai leader politici e alle grandi potenze internazionali. Per la Palestina, invece, molti ragazzi hanno suggerito un dialogo aperto e il riconoscimento dei diritti di entrambe le popolazioni, nella speranza di trovare un compromesso.

Molti hanno sottolineato che, per arrivare a una pace duratura, è fondamentale che i civili abbiano voce in capitolo e che si crei una vera solidarietà internazionale, non solo a parole, ma con azioni concrete. Un tema che è emerso in modo forte è l’importanza di informarsi correttamente. I ragazzi hanno detto che spesso ci si lascia influenzare dalle informazioni che circolano sui social media, ma che è fondamentale approfondire i temi, cercare fonti diverse e imparare a pensare criticamente.

Molti hanno sottolineato che i giovani hanno un ruolo importante nella promozione della pace e nell’aiutare gli altri a capire meglio la realtà dei conflitti. Dalle interviste è emerso un quadro interessante. I ragazzi sono consapevoli, ma si sentono anche confusi dalla quantità di informazioni contrastanti che riceviamo.

La guerra in Ucraina sembra più vicina, più “conosciuta”, ma la situazione in Palestina è altrettanto tragica, anche se meno discussa. In generale, c’è una forte preoccupazione per le sofferenze dei civili, un desiderio di soluzioni pacifiche e un impegno a migliorare la nostra comprensione dei conflitti internazionali. Questo ci dice che, nonostante tutto, i giovani di oggi sono sempre più consapevoli delle dinamiche globali e desiderano contribuire a un mondo migliore, più giusto e più pacifico. Il nostro futuro dipende anche da come riusciremo a capire e affrontare le guerre che segnano il nostro tempo.

(L’autore, Btandon Constantin Cuvuliuc, frequenta la classe IV al Liceo delle Scienze Umane Federico Albert di Lanzo Torinese e sta frequentando un periodo da stagista in redazione nell’ambito dell’apposito Pcto concordato con l’istituto) 

(Le foto a corredo del testo ci sono state inviate all’indomani dello scoppio della  guerra russo-ucraina da un ex “bambino di Chernobi”l, adotatto vent’anni fa e tuttora residente nel nostro territorio che si trovava a Kharkiv in quei giorni di inizio invasione russa, città dalla quale riuscì a scappare portandosi dietro in Italia in un avventuroso viaggio un’amica e sua madre)

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