Sabato 21 gennaio, durante la visita alla Reggia del ministro Lorenzo Ornaghi, i dipendenti delle cooperative che gestiscono i servizi all’interno del complesso sabaudo hanno incrociato le braccia. Una protesta pacifica, dalle 12 alle 15,30 per segnalare un disagio. Magri stipendi e incertezza per il futuro.
«La retribuzione degli addetti alle cooperative va da 5 euro e 20 centesimo l’ora a 5 euro e 50 centesimi l’ora – spiega Enzo Miccoli, uno dei tanti guardia sala – e, dal 1° febbraio, non sapremo chi sarà il nostro nuovo datore di lavoro». Ancora: «Non riusciamo a capire perché non abbiamo un contratto. Purtroppo i grandi successi della Reggia non corrispondono ad una condizione salariale accettabile». Una ragazza come Valeria Attolico, guardia sala da quattro anni, ha un part time di 25 ore la settimana e guadagna 600 euro al mese. «Adesso, per fortuna, nelle sale hanno messo degli sgabelli, almeno, quando non c’è gente, possiamo riposarci un attimo». Ci sono poi le guide che, spiega Elena Giglia, «sono anche state tolte dal capitolato». Sono solo alcune delle voci dei circa 140 addetti che, da oltre un anno, aspettano notizie migliori sul loro futuro. Ancora una volta tutto è bloccato da corsi e ricorsi per le gare d’appalto. Il 27 giugno scorso sembrava tutto okay. L’appalto per la gestione dei servizi alla Reggia era stato assegnato all’Ati (Associazione temporanea di impresa formata da Rear, Copat, Pierreci e Codesscultuira). Si raggiunse anche un accordo con i lavoratori per dei rimborsi. Sembrava che, finalmente, dopo anni di attriti, tutto si fosse risolto. E invece no. La seconda classificata alla gara d’appalto, la Socioculturale, ha presentato ricorso al Tar che il 28 luglio accoglie le osservazioni e le dà ragione. Questo blocca la decisione di partire il 1° settembre con il nuovo contratto. «Da lì abbiamo iniziato uno stato di agitazione sindacale, oggi sospeso nella speranza di una conclusione positiva dell’appalto», spiega ancora Antonio Mammone, uno degli altri dipendenti. «Quello che ci fa più rabbia è che il Consorzio, intanto, continua ad assumere dipendenti diretti e siamo già ad 86 persone – continua ancora Miccoli – per questo ci chiediamo se, invece di affidare tutto alle cooperative, non sarebbe più semplice annullare la gara di appalto e assumere i dipendenti visto che la loro attività non è accessoria ma fa parte del core business».
L’altra faccia della Reggia