C’erano numerosi leinicesi alla proiezione della videoinchiesta “Il Sistema Coral. Politica e ‘ndrangheta in Piemonte”, avvenuta venerdì scorso, 3 febbraio, al Cineporto di via Cagliari, a Torino, all’interno del Piemonte Movie Local Film Festival. A realizzarla e a produrla quattro giovani: Davide Pecorelli, Elena Ciaccarello, Greta Bocca e Christian Nasi (voce narrante Ivan Ieri) appartenenti alla cooperativa torinese Welaika. I 24 minuti di filmato erano stati proiettati, per la prima volta, in anteprima nazionale, a Casalecchio di Reno (Bologna) con Carlo Lucarelli il 27 novembre 2011, durante la serata conclusiva della rassegna Politicamente Scorretto. La pellicola è stata acquistata dalla Rai e verrà trasmessa all’interno del format “Inchieste di Rainews” curato da Maurizio Torrealta.
Ma quali sono le ragioni di questa videoinchiesta?
«Volevamo raccontare i risultati di un’operazione – spiegano gli autori – che segna un punto di non ritorno per la provincia di Torino: dopo Minotauro nessuno potrà più dire di non sapere. Le duemilacinquecento pagine dell’inchiesta mettono a tacere ogni scetticismo e aprono un orizzonte che ci riserva altre sorprese. Abbiamo scelto di occuparci, in particolare, del rapporto tra ‘Ndrangheta e politica, da una parte per vedere fino a che punto i clan riescono a dialogare con le istituzioni e la politica piemontese, dall’altra per capire come sia stato possibile che tanti politici abbiano cercato voti tra i leader calabresi senza chiedersi cosa ci fosse all’origine di certe leadership. A differenza di quel che ci è stato insegnato, Minotauro non fotografa una mafia che cerca di sedere nei salotti buoni, ma i salotti buoni che vanno in cerca di consenso elettorale tra presunti capetti calabresi. Su tutto poi spicca la figura di Nevio Coral, l’unico politico accusato di concorso esterno in associazione mafiosa».
Ma perché parlate di “sistema Coral”. Nevio Coral, può aver costruito effettivamente un sistema?
«Secondo la ricostruzione dei magistrati, Coral aveva instaurato un dialogo con gli amici degli amici per ottenerne sostegno elettorale in cambio di lavori. Un rapporto di favori reciproci di cui Coral sembra essere il reale deus ex machina, sia come privato che come amministratore. Era lui, secondo gli inquirenti, il perno, l’ideatore e il teorizzatore del sistema di potere, sostanzialmente clientelare, che consentiva a lui di essere il “re di Leinì” e ai suoi amici di accaparrarsi dei lavori. Lo dice chiaramente nelle intercettazioni: “ne mettiamo uno in Municipio, uno in Consiglio comunale, uno alla Pro loco e così diventiamo un gruppo forte”. Peccato che tra i suoi amici ci fossero degli ‘ndranghetisti e che, secondo gli inquirenti, lui ne fosse consapevole. La sua figura, a nostro avviso, è emblematica di un certo modo di far politica. E oggi, la mafia prolifera lì dove più facilmente trova interlocutori nelle istituzioni».
Un’inchiesta approfondita e che, oltre alla situazione leinicese, fotografa anche le realtà di altre cittadine dell’hinterland torinese coinvolte nella Minotauro: prime tra tutte Rivarolo e Volpiano.
20 Feb 2012
La videoinchiesta sul “Sistema Coral” sarà trasmessa anche da Rainews