Se avete trovato recentemente delle banconote riportanti la dicitura ‘lire’ e avete intenzione di ‘capitalizzare’ il ritrovamento in euro sonanti, desistete pure.
Il 7 dicembre 2011 è suonato infatti l’ultimo requiem per la lira: nessuna filiale della Banca d’Italia è più autorizzata a cambiare i soldi del ‘vecchio conio’ nella moderna valuta europea. Il governo Monti, attraverso l’ormai celebre decreto ‘Salva Italia’ ha – tra gli altri provvedimenti – anticipato di quasi tre mesi la data ultima per la conversione delle lire in euro, inizialmente prevista per il 29 febbraio di quest’anno. L’articolo 26 del decreto di dicembre prescrive che «banconote, biglietti e monete in lire ancora circolanti si prescrivono a favore dell’Erario». Tradotto: gli italiani distratti che hanno rinvenuto negli ultimi tempi degli esemplari della vecchia valuta hanno contribuito in maniera accidentale al risanamento dei nostri conti pubblici.
A due lustri di distanza dall’introduzione dell’euro, le vecchie banconote hanno definitivamente perso il posto non solo nei portafogli degli italiani, ma anche sotto i loro materassi, per entrare nella storia e nei raccoglitori di collezionisti e appassionati numismatici. Imbattersi nelle vecchie lire è diventata ormai esperienza da ‘viaggiatori del tempo’: sono solo pezzi del nostro passato (rimpianto da alcuni), al pari del famoso euro-convertitore che gli italiani ricevettero in dote col passaggio di valuta. Un passaggio epocale, accusato da più parti di aver fatto lievitare i prezzi al consumo e di aver generato tanta confusione.
La storia della lira si chiude quindi in sordina: chissà se, in qualche banca nostalgica, non si sia osservato un minuto di silenzio in memoria del glorioso ‘vecchio conio’.
Lira, decesso anticipato Prescritto il vecchio conio