«All’amico Francesco Zavattiero, su… sempre più in alto… Ci hai preceduti! Dal cielo veglia su di noi».
Ecco cose c’è scritto sulla targa che gli amici di Zavattiero, hanno voluto sistemare, qualche giorno fa, in mezzo alle rocce della Punta Croce Rossa, ad oltre 3500 metri di quota. Lì, il 5 giugno di due anni fa, morì proprio Francesco Zavattiero. Aveva 57 anni, era un tecnico industriale in pensione e abitava al Fornacino di Leinì. Il suo cuore si fermò dopo un volo di circa 300 metri sul ghiaccio, sotto la cresta della Croce Rossa. Un ruzzolone che si concluse contro una grande roccia. Per l’esperto escursionista non ci fu più nulla da fare. «Francesco era un uomo solare, l’amico che tutti vorrebbero, una persona umile e altruista, una di quelle che nella vita si spera sempre di incontrare» – ricordano oggi gli scalatori che erano con lui nel giorno della tragedia e che hanno deciso di portare lassù, dove tutto sembra più vicino al cielo, la targa con la foto dell’alpinista, che era iscritto al Cai di Leinì. Zavattiero cercava di recuperare uno sci che gli si era sfilato, si allacciò i ramponi, poi, improvvisamente, precipitò e trovò la morte. Una tragedia che avvenne sotto gli occhi impietriti dei suoi compagni.
Ma la storia più commovente, che appassionò migliaia di persone, fu quella di Ambra, un esemplare femmina di husky, inseparabile compagna dell’escursionista che, anche quella volta, aveva scodinzolato, insieme al suo padrone, fino sulla vetta della Croce Rossa. La cagnetta restò in mezzo ai ghiacciai perenni. Sola, impaurita, a più di 3mila metri di quota, dove nevischiava e tirava una tormenta gelida e pungente. L’animale non si lasciò nemmeno avvicinare da uno dei guardiani della diga del Lago della Rossa. La sua storia fece il giro d’Italia e catturò l’attenzione di migliaia di persone. C’era chi era pronto ad andare a recuperare l’animale senza pensarci una volta di troppo.
Il giorno dopo un elicottero, insieme ai volontari del Soccorso Alpino e agli amici di Zavattiero, salirono in quota per cercare tracce di Ambra. Lunghi minuti di perlustrazione sulle nevi immacolate. Niente. Quando tutti pensavano che l’husky fosse rimasta sepolta da due valanghe di neve che si staccarono dove era precipitato il suo padrone, dopo due notti al gelo, il cane spuntò alle spalle della centrale idroelettrica del lago dietro la Torre, a 2300 metri di quota. Una traversata in mezzo ad un mare di bianco accecante. Se la trovò davanti Fausto Perino, uno dei dipendenti dell’Enel. Come Kevin Kostner faceva per avvicinarsi a «Due Calzini» nel film Balla coi Lupi, anche Perino cercò di conquistare la fiducia della femmina di husky con un pezzo di pane, poi con scatolette di tonno e qualche carezza. Ci riuscì. Perino non perse tempo, prese subito il telefonino cellulare e chiamò concitato il sindaco di Usseglio, Aldo Fantozzi e i volontari del soccorso alpino: «Il cane che state cercando è vivo, è qui con me, sta bene».
Ma, il momento più commovente, davanti alle telecamere delle emittenti nazionali, arrivò quando l’husky si gettò tra le braccia di Enza Rolando, la compagna di Zavattiero. Due anni prima «Ambra» aveva salvato il suo padrone, proteggendolo, con il calore del suo corpo, da una tormenta di neve sul Monte Soglio.
Una targa per ricordare Francesco Zavattiero