LEMIE — Paul Léon Allaire conosce i sentieri che portano a Pessinea, dove un tempo vivevano 300 famiglie mentre oggi si vende pure la vecchia scuola. Le scorciatoie su per la ripida montagna lui le percorre con sicurezza armato di bastone intarsiato e, in barba ai suoi cinque anni, accompagna tutti i pomeriggi le ventitré capre brune che suo padre Loïc ha comprato quando si sono trasferiti lì, tra Lemie e Viù, in due baite in mezzo al bosco.
Loïc Allaire ha 27 anni, occhi azzurri, mani forti e capelli rasta che incuriosiscono i compaesani. Da Aix-en-Provence si è spostato prima a Torino, poi a Lanzo e infine a Lemie: tutto per amore della sua Francesca, 29enne di Borgaro, e dei loro due bambini, Paul Léon e il piccolo Giosué.
Lassù non c’è internet, non ci sono locali, non c’è nemmeno l’acqua corrente. Ma a loro non interessa: l’acqua la si prende al alla fontana e si scalda sul putagè, e della vita che fanno i coetanei cittadini neanche a parlarne: «C’è stato il suo tempo» assicura Loïc.
Quando si dice “scelte di vita”. Basta con la città, con il consumismo sfrenato; riprendiamoci i valori, la vita concreta, facciamo crescere i bambini a contatto con la natura e costruiamoci un nuovo futuro. Il progetto è ambizioso: un’azienda agricola che produce latte e formaggio, che ospita i villeggianti in un bed & breakfast, che accoglie le scuole in visita alla cascina ecologica. Per ora, molto lavoro da fare e il supporto di tanti amici: «Si pensa che quassù non si veda mai nessuno – raccontano – Invece è un via vai continuo di gente e anche i vicini, che tanto vicini non sono, ci hanno accolto benissimo, ci vengono a trovare e ci stanno insegnando un po’ di segreti del mestiere».
Loïc va matto per le sue capre piemontesi doc: le conosce una per una e, dai suoi amici del rifugio Salvin, ha imparato a ricavarne tomini, ricotta e formaggi vari. Lui sperimenta in cucina, fa legna, riordina e crea, poi, al pomeriggio, prende Giosué in spalle, caprette e cane (ancora in addestramento) e si avviano al pascolo, con Paul Léon in testa alla comitiva (talvolta con gattino nello zaino).
Francesca, antropologa laureata e appassionata, lavora part-time a Givoletto, come educatrice. Quaranta chilometri da casa e tante cose a cui pensare, tra bambini e progetti: è lei che tiene le redini della nascente azienda, che sa sbrigare la maledetta burocrazia, che un giorno gestirà le visite nella nuova cascina ecologica. La sera chiama a raccolta la famiglia per la cena, si accoccolano in cucina, qualche storia, due chiacchiere e poi tutti a letto, che al mattino la sveglia suona alle 7
Imparare a vivere fra i monti