CHIALAMBERTO — È tempo di cambiamento in Val Grande, dove il 26 e 27 maggio i chialambertesi saranno chiamati alle urne per il rinnovo del consiglio comunale. Sarà la fine del governo Drò, il quale ha già annunciato la sua intenzione di non ricandidarsi alla poltrona di sindaco, che occupa ufficialmente dal 2 maggio 2008 assieme al vice Ernesto Michiardi e agli assessori Roberto Aimo Boot, Silvia Lupini e Giuseppe Perotti; fuori dalla Giunta, lasceranno la carica in scadenza anche i consiglieri di maggioranza Enzo Berta, Alberto Castellini, Francesco Maggia e Mara Vallino, e di minoranza Adriano Bonadé Bottino, Domenico Bagetto, Cristina Berra e Giacomo Moretto.
La novità saliente di questa tornata elettorale riguarderà proprio loro, i consiglieri: come già nella nostra zona è avvenuto l’anno scorso a Cantoira, per effetto delle norme di ridimensionamento della rappresentatività dei Comuni sotto i mille abitanti, il Consiglio comunale sarà composto non più da dodici consiglieri (più il sindaco), ma da sei, divisi in quattro di maggioranza e due di minoranza.
Per il resto, il meccanismo elettorale rimane lo stesso, mentre le differenze più sostanziose si vedranno nell’amministrazione vera e propria, che non potrà prescindere dalla gestione dei servizi obbligatoriamente associati con gli altri paesi vicini. Una politica di risparmio, di razionalizzazione, di sopravvivenza: è questa l’impressione di cittadini e addetti ai lavori in questo secondo decennio del XXI secolo. È non è una bella impressione.«Siamo capitati nel momento più sbagliato che ci fosse nell’amministrazione di un piccolo Comune» confessa sfinito Giuseppe Drò, che oltre all’incarico di sindaco ha pure un lavoro in Comunità montana, o in quel che ne resta: «le nuove norme hanno limitato sia la capacità finanziaria del Comune sia il margine decisionale di noi amministratori, dal momento che, per effetto della crisi, abbiamo dovuto fare i conti con l’interruzione della consueta acquisizione di fondi statali e poi con un controllo sempre più pedante della spesa pubblica che ci ha bloccati in tutti i sensi. In particolare, abbiamo subìto la debolezza degli enti superiori nel settore lavori pubblici. Anche noi stiamo ancora aspettando che vengano coperte le spese per la sistemazione delle strade, la ristrutturazione del cimitero, i lavori del dopo alluvione e via dicendo; per quanto ci riguarda, abbiamo pagato la nostra parte e abbiamo anche cercato di rispondere alle aziende più in difficoltà dando loro un po’ di respiro con l’anticipo di una parte dei fondi degli enti superiori, ma non basta e alcune aziende ora minacciano di farci causa anche se il mancato pagamento non è colpa nostra».
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27 Mar 2013
Elezioni a Chialamberto. Drò: «Non mi candiderò più»