Al processo Colpo di coda, sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel torinese, il pentito Nicodemo Ciccia, che è stato sentito come teste in videocollegamento dalla località segreta in cui vive, ha dichiarato davanti alla Corte che molti personaggi assolti al processo Minotauro in realtà sarebbero affiliati alla società calabese. Arrestato piu’ volte per traffico di droga, Ciccia ha ricordato di essere stato affiliato alla locale di Cuorgnè, «di cui era capo Bruno Iaria», ha confermato.
Ai pm poi Ciccia ha fatto alcuni nomi: «Della locale di Cuorgnè facevano parte anche Rocco Camarda, Lombardo Domenico, Lombardo Matteo, Gerardo Piccolo, Achille Berardi e Camarda Giuseppe». Tutte persone che sono state assolte al processo Minotauro o in primo o in secondo grado. Inoltre Ciccia ha menzionato anche la locale di Natile di Careri a Torino, alla quale, secondo il pentito, appartenevano Rocco D’Agostino e Arcangelo Gioffre. Anche queste loro assolti.
Ciccia era stato arestato nel giugno del 2011 a inchiesta Minotauro praticamente conclusa. In seguito aveva deciso di pentirsi, per garantire alla sua nuova compagna e al figlio piccolo una vita diversa. In questo contesto aveva reso molte dichiarazioni ai pm, ma il giudice Paola Trovati, che presiede la Corte del Minotauro al dibattimento, non aveva permesso che venisse sentito come teste al processo.
Infine, Ciccia ha anche sostenuto che Antonino Occhiuto, considerato dall’accusa il capo della Bastarda, una locale del Canavese indipendente dalla casa madre reggina e assolto al processo Minotauro dall’accusa di 416 bis, (condannato però per estorsione), farebbe parte integrante dlla ‘Ndrangheta.
«Per Bastarda – ha dichiarato Ciccia – si intende il locale di Salassa, di cui è capo Occhiuto, originario di Solano. Sono una locale non riconosciuta a livello di ‘ndrangheta come organizzazione: agiscono senza rendere conto a nessuno. Sono, di fatto, però, tutti ‘ndranghetisti.»
Le dichiarazioni choc del pentito Nicodemo Ciccia: «Molti degli assolti al processo Minotauro sono in realtà ‘ndranghetisti»