Secondo il piano di riduzione di uffici e orari d’apertura, pubblicato oggi da “Repubblica”, nei Comuni montani del Piemonte gli uffici postali non verrebbero chiusi. Poste recepisce così le indicazioni dell’AgCom che nella lettera inviata nei giorni scorsi dal presidente Angelo Marcello Cardani al presidente nazionale Uncem on. Enrico Borghi, obbliga Poste italiane al rispetto dello specifico divieto di chiusura di quegli esercizi che servono gli utenti nelle zone remote del Paese.
Eppure, risultano molti i Comuni montani piemontesi dove vi è il rischio di riduzione dell’orario di servizio degli uffici postali. “I vertici di Poste sono stati invitati dall’on. Borghi – afferma il presidente Uncem Piemonte Lido Riba – a concertare le scelte e a condividere il piano, sul quale si registrano già le proteste dei sindacati dei dipendenti. Non possiamo basarci su piani ipotetici anticipati su autorevoli testate giornalistiche. Non è questo il modello di interazione e leale collaborazione che immaginiamo. Chiediamo a Poste di individuare al più presto luoghi di concertazione, nazionali e locali”.
La vertenza che Uncem vuole aprire con Poste è orientata anche all’individuazione di nuovi modelli di erogazione di servizi, proprio nelle Terre Alte. “Poste, grazie alla collaborazione e interazione con Uncem – prosegue Riba – dunque con chi conosce il territorio montano piemontese e italiano, nonché con chi rappresenta gli amministratori e i territori alpini e appenninici, può ridefinire gli standard dei servizi e l’offerta nelle aree montane. È evidente e non sfugga all’ad e al Consiglio di amministrazione di Poste Italiane, che nelle Terre Alte, i servizi non possono essere organizzati nello stesso modo rispetto alle città e alle aree ad alta densità di popolazione. I fattori sociale e antropologico devono unirsi a quello economico all’interno del piano industriale”. In Montagna servono proposte diverse. Proviamo a farne alcune: apertura certa al sabato; se vi è un apertura a giorni alterni, verificare l’alternanza con i Comuni vicini; mantenere l’apertura con orario esteso al pomeriggio nei Comuni del fondovalle, come Lanzo, Susa, Varallo Sesia, Domodossola, Dronero, Caraglio…; aumentare il rapporto dei vertici dei distretti con i sindaci; coordinare azioni di collaborazione con le imprese e gli esercizi commerciali del territorio. “Poste può dare vita – evidenzia il presidente Uncem – a poli di servizi multipli nei piccoli Comuni e nelle zone montane, dove le comunità possono trovare più opportunità che altrimenti non esisterebbero nel Comune. Centri multiservizi avanzati dei quali abbiamo molto bisogno. Ecco la proposta che facciamo a Poste: studiamoli insieme e creiamoli negli uffici esistenti, da mantenere. Consentirebbero nuovi flussi economici, costruendo comunità e incentivando lo sviluppo sociale ed economico delle vallate”.
Di seguito, il piano (in bozza) di Poste pubblicato oggi da Repubblica Torino. Sono circa 130 i Comuni che vedranno ridursi l’orario settimanale del proprio ufficio postale:
– Torino: Bairo, Mercenasco, Pratiglione, Ronco Canavese, Scarmagno, Torre Canavese, Varisella, Tavagnasco, Cuceglio, Prascorsano, Pecco, Ciconio, Cintano, Valprato Soana
– Alba: Pezzolo Valle Uzzone, Scagnello, Sale San Giovanni, Cissone, Bergolo, Albaretto Torre
– Alessandria: Casalbagliano, San Giuliano Nuovo, Alfiano Natta, Coniolo, Sala Monferrato, Serralunga di Crea, Odalengo Grande, Frascaro, Rivarone, Montecastello, Treville, Olivola, Alice Bel Colle, Carezzano, Castelnuovo Bormida, Gamalero, Garbagna, Lerma, Melazzo, Prasco, Castellar Guidobono, Vopeglino, Paderna, Cerreto Grue
– Asti: Berzano di San Pietro, Bruno, Casorzo, Castel Rocchero, Castelnuovo Calcea, Cisterna d’Asti, Cunico, Fontanile, Grazzano Badoglio, Maranzana, Mombaldone, Penango, Robella, Rocca d’Arazzo, Roccaverano, Rocchetta Palafea, San Marzano Oliveto, Settime, Azzano d’Asti, Cinaglio, Moasca, Viale, Villa San Secondo, Cerreto d’Asti, Pino d’Asti, Cortanze, Corsione, Castelletto Molina, Quaranti
– Biella: Vaglio, Borriana, Cerreto Castello, Curino, Donato, Mezzana Mortigliengo, Ronco Biellese, Soprana, Sostegno, Zumaglia, Balma Biellese, Piedicavallo Casapinta, Crosa Biellese, Torrazzo, Ternengo
– Cuneo: Gaiola, Roburent, Torre San Giorgio, Valdieri
– Novara: Casalino
– Pinerolo: Claviere, Fenestrelle, Garzigliana, Giaglione, Gravere, Mattie, Meana di Susa, Novalesa, Osasio, Pragelato, Salbertrand, Sauze d’Oulx, Sestriere, Virle Piemonte, Villaretto Chisone, Roure, Inverso Pinasca, Perrero, Riclaretto, Mentoulles
– Verbania: Antronapiana, Bee, Cossogno, Macugnaga, Miazzina, Omegna 1, Premeno, Massiola, Quarna Sopra
– Vercelli: Albano Vercellese, Cellio, Crova, Formigliana, Postua, Breia, Pertengo, Balmuccia, Scopa, Pila, Molla.
La bozza di piano prevede anche 40 chiusure, così suddivise:
– Torino: Moncalieri 2, Torino 1, Torino 2, Torino 20, Torino 26, Torino 50, Torino corso Tazzoli, Baio Dora, Villate, Muriaglio, Pessione, Pianezza 1
– Alba: Magliano Alfieri, Neive, Rivalta, San Rocco Montà, Santa Vittoria d’Alba, Santuario Tinella, Govone, Guarene
– Alessandria: Castelferro, Pollastra, Pozzengo, San Martino Rosignano Monferrato, Alluvioni Cambio
– Asti: Montemarzo d’Asti, Castagnole Lanze
– Biella: Villaggio di ViglianoBiellese, Croce Mosso, Favaro, Oropa, Ponte Guelpa di Cossato, Pratrivero, Biella 2
– Cuneo: Levaldigi, San Pietro del Gallo
– Novara: Pella
– Verbania: Carciano
– Vercelli: Isolella, Sant’Antonino di Saluggia