GROSCAVALLO – Sono oltre due anni che Luca Incarnato se ne va in giro portandosi appresso i suoi quasi 50 anni ed una montagna di faldoni fitti di documenti. Tra qualche giorno a questi, minaccia, aggiungerà delle catene, per legarsi al cancello del Comune di Torino. Speriamo non sia necessario… Imperterrito, testardo «legato ai valori conosciuti con gente come Pasquale Cavaliere dice – commuovendosi – e che portai nella mia esperienza tra la fine degli anni ‘90 e i primi del 2000 come consigliere comunale ad Ala di Stura» e soprattutto convinto di essere vittima di una grande giustizia. Altri tempi quelli nei Verdi con Cavaliere, oggi per Luca il confine con l’impegno per ottenere giustizia a tutti i costi si è ridotto alla sua persona, ed alla sua anziana mamma, con cui vive. Altro che altruismo “erga omnes”, oggi l’emergenza non è più quella delle fasce deboli da difendere, perché tra pochi mesi, quando scadrà la mobilità, ne potrebbe entrare a sua volta a pieno titolo, verrebbe amaramente da dire.
È complessa la storia di Luca e si annoda, suo malgrado, a vicende sindacali ed economiche che rimandano a triangolazioni amministrativo-politiche che nemmeno avrebbe pensato di percorrere: protocolli non firmati, curiosi misanderstanding, compromessi sull’altare occupazionale, ma tant’è… In sostanza la storia di Luca parte dall’accorpamento di Sicea acquedotto da parte del colosso delle partecipate Smat, società afferente al Comune di Torino: la vicenda è quella di un ex letturista della Sicea (nonché ex Rsa Fim Cisl) che per le conseguenze di un infortunio non può più svolgere la precedente mansione e pertanto viene dirottato ad altro incarico, impiegatizio amministrativo. Fin qui tutto normale, se non fosse che l’affare Smat spariglia le carte. Nell’accordo sindacale conseguente alla ristrutturazione in corso per tutelare i dipendenti Sicea, tra i soliti accompagnamenti alla pensione ed il mantenimento del massimo possibile dei livelli occupazionali, il suo nome finisce («Qualcosa che non ha funzionato per Luca effettivamente c’è stato – dirà a chi scrive la sindacalista Terrenati»; e poco altro )- nella lista dei letturisti, la maggiorparte dei quali salva il lavoro ma in sostanza, attraverso la cessione del ramo d’azienda, accettando di andare a lavorare in ditte esterne a Smat. «Peccato che io non fossi più abile a fare quel mestiere.
Io ero un Rsa ma quel protocollo non lo firmai: da quel momento è iniziato l’inferno per me, anche perché il sindacato “forte di avere salvato il massimo possibile dei dipendenti” invece mi ha abbandonato: come diavolo potevo accettare di presentarmi a fare un lavoro per il quale già la precedente commissione medica aveva ritenuto fossi inidoneo?».
Nel frattempo il Giudice del lavoro gli dà però torto, asserendo che nell’accordo di cui sopra non vi era alcun obbligo legale mantenendo i diritti dei lavoratori – per Smat di acquisire personale Sicea. Ma Luca, da buon montanaro è testardo. E non la vuole dare vinta: così questa primavera si presenta all’azienda verso cui l’aveva mandato l’accordo, dicendosi disposto a fare il letturista. Ed ecco il colpo di scena: qui gli fanno fare le visite mediche e… si pensi un po’, Luca risulta inabile e pertanto inidoneo a svolgere la mansione. «E così l’unico a non essere stato salvato sono io: e a maggio sarò a spasso». Della sua vicenda si era interessata anche la stessa sindaca Appendino quando era ancora in opposizione in ordine ai tanti punti affrontati su Smat. «La vicenda – ha confermato il funzionario Gianni Limone dello staff Appendino – è nell’agenda del sindaco, il quale è pero in questo momento impegnato su altre importantissime cause. Il signor Incarnato deve avere pazienza ». Ma Luca non si fida più.