Non che si avesse proprio bisogno di un nuovo pericolo emulativo per i più giovani – come si sta rilevando quello innescato dalla serie tv coreana del momento che va per la maggiore pur incitando alla violenza – per sperimentare le perniciosità del cosiddetto cyberbullismo, piaga per molti bambini: dall’assuefazione ai video alla radicalizzazione di atteggiamenti violenti ad emulazioni più o meno inconsapevoli.
In tempi recenti (tra il ‘12 e il ‘17), il Ciriacese è stato teatro di fatti bullistici gravi, sconfinati, oltrechè sulle pagine di cronaca, in ambito penale, pur coinvolgendo minori frequentanti le medie. E siccome, senza allarmismi, è comunque sempre meglio prevenire, sono diverse le scuole – come confermato a chi scrive da altrettanti dirigenti scolastici – anche del nostro territorio, già vigili rispetto a questo nuovo fenomeno circa l’emulazione delle modalità di gioco mutuate da quello, “mortale”, che fanno i protagonisti della serie tv in oggetto.
Non mera psicosi dunque per Squid Game ma cautela: del resto non si contano le segnalazioni provenienti da tutta Italia di bambini e ragazzini che provano a replicare i giochi pericolosi della serie tv prodotta da Netflix. La polizia postale lo ritiene «un fenomeno molto pericoloso che va di moda tra i bambini». Ecco perché sui social ha redatto un vademecum di consigli utili per i genitori. Tra i vari, ce ne è uno che caldeggia – al minimo dubbio o sentore – di parlarne: con i docenti, con altri genitori ma soprattutto con i propri figli. Ininformare più che censurare. Anche perchè è notizia fresca che anche attivando i parent control sulla tv o impedendo ai più piccoli di accedere ai programmi Netflix, non si è “fuori pericolo”. Pare infatti che i contenuti del controverso telefilm (v.m.14) vengano di fatto replicati su Youtube da appositi youtubers e le nuove star dei piccoli del web viaggiano tutti su tale piattaforma.
Parlare, informarsi e confrontarsi è più o meno quello che hanno fatto alcune mamme di una elementare del Ciriacese, tra cui si era sparsa voce di un presunto caso dove alcuni bambini avrebbero dissimulato la “punizione” seguente all’errore “fatale” utilizzando il celebre gioco “Un, due, tre… Stella”, in cui perde chi non si ferma (e che un po’ in effetti ricorda le modalità della serie). Dallo schiaffo al calcetto nel sedere a fatti più violenti il passo potrebbe essere pertanto nemmeno troppo lungo.
Un dibattito che è stato anche utile a creare un’attenzione sul fenomeno in controtendenza con quanto fatto in altri casi delicati che hanno investito la scuola negli ultimi anni.