Capita, purtroppo, che alcuni lavoratori alla fine di una vita di lavoro si trovino senza trattamento di fine rapporto, ma il caso che potete leggere a pagina 9 del giornale oggi in edicola è davvero clamoroso.
Una trentina di persone, appartenenti alla pubblica amministrazione, nello specifico poliziotti andati in pensione tra il 2018 e 2020, si sono ritrovati senza Tfr. Per denunciare la situazione hanno scritto e fatto degli esposti: «Ma – dichiarano – non ci risponde nessuno e quando lo fanno rimandano sempre e solo via mail a numeri verdi “off limits”: insomma, nessuno ci ascolta né all’Inps né alle amministrazioni a cui apparteniamo… ».
Il problema sarebbe diffuso anche in altre parti delle pubblica amministrazione e della stessa Polizia di Stato per quel che concerne la giurisdizione dell’Inps regionale piemontese e fa capo alle suddette pratiche di fine rapporto di lavoro “tanto che – aggiungono – colleghi in altre regioni non hanno avuto questo problema, lo stesso invece di altri che dopo la pensione si sono trasferiti in altre regioni ma dipendono ancora dall’Inps piemontese».
Tra questi ormai ex poliziotti che ormai da due anni aspettano non solo il proprio Tfr ma anche solo una risposta esaustiva dagli uffici competenti sul perché delle lungaggini che le loro pratiche hanno de facto assunto, c’è anche il robassomerese Francesco Pastore, funzionario di polizia qualche anno fa balzato agli onori della cronaca per un atto di eroismo che gli è valso un encomio pubblico e la medaglia di bronzo al valore civile. «Sono pronto a restituire le onorificenze se non mi danno risposte su questo grave ritardo e soprattutto su quelli che sono soldi miei. Molti di noi – legittimamente – ci contano su queste sostanze, per i più disparati motivi, ma quello che è oltremodo inaccettabile è essere continuamente rimbalzati senza risposte».
Il servizio completo sul giornale oggi in edicola.