L’Asl To 4 mette mano all’annosa e spinosa questione dell’ospedale “antiabortista”- «All’ospedale di Ciriè non si può abortire». La denuncia era stata rilanciata, il Risveglio se ne occupà ampiamente già nel 2019, durante il recente congresso nazionale dell’associazione “Luca Coscioni”. Il nosocomio di via Battitore, infatti, sarebbe uno dei 15 presidi in tutta Italia in cui non verrebbe recepita la legge 194. Tutti i nove ginecologi in organico, infatti, sono obiettori.
«All’ospedale di Ciriè il servizio di interruzione volontaria di gravidanza è assente da anni – tuonano i coordinatori provinciali di Italia Viva, Mariangela Ferrero e Roberto Gentile – ancor prima della pandemia covidica. Ben due direzioni generali, Ardissone fino al 2020 e poi l’attuale Scarpetta, hanno ignorato tutto ciò, nonostante ne fossero a conoscenza. Quante altre situazioni analoghe sono presenti nella nostra Regione e non vengono rese note? Ad oltre 40 anni dalla entrata in vigore della legge 194 e nonostante i risultati positivi da essa conseguiti nella tutela della salute delle donne e del controllo del fenomeno dell’aborto clandestino, resta in molte realtà inapplicata. Anche in previsione della attuazione della missione numero 6 del Pnrr, che per il Piemonte vale all’incirca 260 milioni di euro, chiediamo che si ponga rimedio immediatamente al disservizio presente nel nosocomio ciriacese e che sia istituito in Piemonte un osservatorio sulla salute delle donne».
Sul tema interviene anche Potere al Popolo Ciriè-Valli di Lanzo: «Ribadiamo come sempre quanto sia inaccettabile la condizione dell’ospedale di Ciriè rispetto all’applicazione della Legge 194 – evidenzia la portavoce Giulia Sopegno ovvero con il ceno per cento di ginecologi obiettori d coscienza. È ora di alzare la voce con ancora più decisione, tutti i disservizi che la pandemia di covid ha aggiunto ad un sistema sanitario già agonizzante non possono violare i diritti degli esseri umani e delle donne in particolare, la sopportazione ha dei limiti. L’aborto è un diritto garantito dallo Stato e deve essere libero, sicuro e gratuito». Ed anche la deputata Jessica Costanzo era intervenuta sul tema: «Nel 2022 il Medioevo torna ad affacciarsi nel nostro Piemonte. Le conseguenze non sono solo etiche – evidenzia la parlamentare, ex 5 Stelle, ora nel gruppo “L’Alternativa” – ma anche fisiche e psicologiche: molto spesso alle origini di una interruzione di gravidanza ci sono violenze fisiche sulle donne, maltrattamenti e reati penali. La Regione non può consentire che la legge 194 sia palesemente disapplicata senza muovere un dito».
Ora, dopo anni di polemiche, l’azienda sanitaria locale annuncia che: “In relazione al già avviato processo di revisione delle attività del Dipartimento Materno- Infantile e al fine di uniformare i servizi assistenziali presenti sul territorio dell’ASL TO4, a partire dal 15 febbraio sarà organizzata la presa in carico delle donne che richiedono l’interruzione volontaria di gravidanza (farmacologica e chirurgica) presso il Presidio Ospedaliero di Ciriè. Questo servizio si aggiunge a quelli già presenti presso gli Ospedali di Ivrea e di Chivasso che, fino a oggi, hanno garantito la prestazione all’interno d l’ell’ASL, conobiettivo primario di tutela della maternità e della salute della donna”.