Solo la notizia della Pastasciutta antifascista svoltasi luned ìscorso alla società operaia di Ciriè ha destato sul web più polemiche, ed annessi scomposti commenti, nei giorni scorsi: quella con cui il primo cittadino, Loredana Devietti annunciava che, come sta peraltro sta avvenendo in molti altri Comuni dello Stivale, ha iniziato a registrare entrambe le madri di figli di coppie di donne, previsto dalla storica sentenza della Corte Costituzionale del maggio scorso, sul diritto alla doppia maternità.
E così, come per l’appuntamento antifascista contro cui si sono riversate ogni forma di epiteto («zecche, ridicoli», fino a W il Duce e il Fascismo), sulle pagine social della città e anche su quella del Risveglio è stato tutto un “ritorno all’oscurantismo”, per fortuna ampiamente affrontato da chi, con passione e pacatezza, ha ricordato l’essenza della Resistenza da cui è nata la nostra Costituzione redatta certo non solo dai comunisti. Tornando alle due mamme: come è noto, la sentenza della Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il divieto per la madre non biologica di riconoscere il figlio fin dalla nascita. «La sentenza – scrive il primo cittadino – è volta a salvaguardare il diritto fondamentale del bambino o della bambina ad una chiara identità giuridica, alla stabilità familiare e alla piena tutela da parte di entrambe le figure genitoriali». Apriti cielo: «Il diritto di un bambino di avere un padre no? Meno male che sono nata in un periodo in cui c’era ancora lucidità e certezza che i genitori erano due, maschio e femmina come natura vuole. E forse i giovani avrebbero meno confusione invece di dichiararsi fluidi. Ah già, il sistema ci vuole confusi, deboli e indirizzabili». È uno dei commenti, tra i tanti, registrati nel dibattito che si è subito aperto sul tema e che ha coinvolto oltre a cittadini, alcuni politici della città.
Franco Silvestro, per esempio, consigliere del Movimento 5 Stelle nonché avvocato, non si è fatto attendere e rispondere sul punto sollevato dalla signora Raffaella: «Per informazione – ha detto Silvestro – non esiste da nessuna parte sia a livello italiano né internazionale un diritto del minore ad avere un padre in sé. Il diritto del minore è quello alla bigenitorialitá ed ad una famiglia. Non confonda le sue opinioni con i fatti».
Invece per Simona «Psicologi e psichiatri serviranno a questi ragazzi solo finché troveranno sulla loro strada persone insensibili e ottuse. In un mondo ideale dovrebbe contare avere due persone che li amano e che possono anche le-galmente prendersi cura di loro ». Attivista di FdI e sorella del consigliere metropolitano e comunale Davide Silvestro, Francesca D’Agostino la pensa così: «Trovo questa legalizzazione discriminante rispetto a tante coppie che seguono procedure complesse per adottare dei bambini. La sentenza che parla di stabilità famigliare in una società così fluida nei legami di coppia nella migliore delle ipotesi fa ridere ma visto che è giurisprudenza ….».
«Ragionamento sballato – ancora Silvestro – su principi ideologici non collegati ai fatti. Nel caso di nascita all’interno di una coppia eterosessuale non sposata il compagno della madre va a dichiarare il riconoscimento del figlio senza che l’ufficiale di stato civile possa in alcun modo contestare il riconoscimento. Mica si introduce un procedimento di adozione o si controlla col Dna se è l’effettivo padre biologico».
E intanto, nei giorni successivi, con un gesto tanto semplice quanto carico di significato, il sindaco Carlo Vietti faceva la sua parte nello scrivere una nuova pagina di diritti e civiltà. Venerdì 25 luglio anche lui ha firmato il primo riconoscimento anagrafico congiunto di due madri, Leila e Marika, genitrici di due bambine nate all’interno della loro unione. È la prima volta che accade a Druento, e arriva dopo la storica sentenza numero che ha sancito il diritto al riconoscimento per entrambi i genitori nelle famiglie omogenitoriali.
Come già accaduto in altri Comuni italiani, come a Ciriè la scorsa settimana, anche a Druento si compie dunque così un passo importante verso l’uguaglianza, la tutela dei minori e il pieno riconoscimento dei legami affettivi che esistono al di là delle tradizionali strutture familiari. Fino a poche settimane fa, un atto del genere sarebbe stato considerato irregolare o addirittura illegittimo. Oggi, invece, diventa un atto dovuto, nel rispetto della legge e dei diritti delle persone.
Il sindaco ha scelto di firmare personalmente il provvedimento, assumendosi la responsabilità istituzionale e umana di un gesto che va ben oltre il valore burocratico. A Leila, Marika e alle loro figlie è arrivato anche un augurio ufficiale, «a nome di tutta la comunità druentina», come segno di accoglienza, rispetto e vicinanza. Una decisione che segna un prima e un dopo anche per la storia anagrafica del Comune di Druento, destinata ad avere un’eco simbolica importante. Perché, come spesso accade nei diritti civili, ogni firma è una conquista. E ogni conquista è un’apertura verso il futuro.