Riceviamo e, volentieri, pubblichiamo: «Vogliamo testimoniare la nostra vicinanza alla vittima dell’aggressione avvenuta a Ciriè il 22/7/25 e a tutta la Comunità LGBTQ+ in rappresentanza della Società Operaia di Ciriè. Un grosso elogio a chi trova il coraggio di denunciare e di rompere l’omertà che avvolge fin troppo spesso queste manifestazioni d’odio e di violenza. Siamo sicuri che l’autorità giudiziaria svolgerà egregiamente il suo compito individuando e perseguendo i responsabili. Questi eventi quando accadono vicino, nella propria città impongono una riflessione. Al termine del pride quest’anno, manifestazione di cui la provincia dimostra di avere sempre più bisogno per normalizzare e costruire il clima di tolleranza che i tempi moderni richiedono, anche accendendo in modo provocatorio il dibattito pubblico, un nostro socio ci ha raccontato di aver visto 2 bambine di poco più di 10 anni ridere e schernire 3 persone che abbandonavano il corteo, probabilmente spiazzate dal vedere persone dai costumi non omologati o in emulazione a reazioni già viste in famiglia. In quell’occasione chiaramente nessuno ci ha dato peso, ma questo è probabilmente il prologo di un atteggiamento nei confronti del più debole che in età adolescenziale o adulta può portare dalla violenza verbale e psicologica fino a quella fisica, come i fatti confermano. Siamo sicuri che sia troppo semplice nonché inutile circoscrivere l’evento alla ragazzata o ad un problema di sicurezza. Non saranno pene più aspre a risolvere questo il fenomeno, e nemmeno ci sentiamo di responsabilizzare le famiglie, che sicuramente hanno un ruolo determinante nell’educazione dei figli ma è difficile incidere tramite loro quando il fenomeno è endemico. È necessario un cambiamento culturale volto alla tolleranza, alla comprensione, all’ascolto, al rispetto al rigetto dell’odio e che sappia minare la cultura della sopraffazione. Questo cambiamento non può che arrivare dagli strumenti di educazione collettiva, ovvero dai luoghi di formazione. Facciamo appello alle istituzioni, al Comune di Ciriè, alla città Metropolitana e alle scuole del territorio affinché si adoperino per educare e rieducare le nuove generazioni. Solo così possiamo sperare di creare una società più libera, rispettosa e pacifica. Per quanto ci riguarda ci adoperiamo quotidianamente per dare spazio nelle nostre mura ai principi fondamentali dell’uguaglianza, del rispetto e della tolleranza, diamo spazio ad organizzazioni che facciano sentire tutt* al sicuro e che educhino la società. Ci mettiamo a disposizione nel limite delle nostre possibilità per sviluppare progetti volti all’inclusione e all’educazione che abbiano come fine la tutela delle minoranze e dei più deboli».
Il messaggio si aggiunge a quello del sindaco Devietti e della preidente della Lida Ciriè Valli di Lanzo Masutti già pubblicati nell’edizione cartacea del Risveglio del 31 luglio