La donna di Cirié, che ha partorito in casa nel water dei genitori ha fornito la sua giustificazione durante l’interrogatorio di convalida, affermando di non essere stata consapevole della gravidanza.
Ha spiegato di essere stata colta da un malessere improvviso e, recatasi in bagno, credeva di star subendo un aborto spontaneo, senza immaginare che si trattasse della nascita di una bambina.
Durante l’interrogatorio, la donna è apparsa molto fragile e ha pianto ininterrottamente. Ha attribuito la sua completa inconsapevolezza riguardo alla gestazione alla sua corporatura robusta, la quale avrebbe mascherato i segni della gravidanza, tanto che neanche i suoi familiari se ne sono accorti.
La 38enne rimarrà in carcere in quanto il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) di Ivrea, Mauro Cantone, ha formalmente approvato l’arresto. L’accusa iniziale, meno severa, di tentato infanticidio, è stata modificata dal Pubblico Ministero (PM) Maria Baldari in tentato omicidio.
Questa accusa più pesante suggerisce che la sua omissione (il non agire) avrebbe potuto causare la morte della bambina, in quanto, secondo la ricostruzione, avrebbe lasciato la piccola con il capo immerso nell’acqua per circa dieci minuti mentre si trovava in bagno. La neonata è ancora in ospedale, in terapia intensiva, e le sue condizioni di salute sono stazionarie ma serie. L’équipe medica sta effettuando tutti i controlli necessari, in particolare quelli relativi al sistema neurologico.
Interrogata per circa un’ora e mezza, la donna ha collaborato, rispondendo alle domande del giudice e, soprattutto, ha ammesso di non desiderare quella maternità, affermando di non sentirsi all’altezza di fare la madre.
Non è ancora chiaro se al momento dell’episodio fosse sotto l’effetto di sostanze, ma è noto che in precedenza aveva avuto problemi di tossicodipendenza ed era in carico ai servizi sociali.


