«Sui cinghiali Protopapa scontenta tutti, persino i cacciatori»
L'attacco della consigliera regionale Disabato su modalità ed estensione del periodo venatorio
«Sui cinghiali Protopapa scontenta tutti, persino i cacciatori»
L'Uncem: «Bene le azioni previste dalle Regioni: enti locali uniti per risolvere i problemi di sicurezza sulle strade e dei danni all'agricoltura»

«Estendere il periodo venatorio con grandi squadre di cacciatori fino a 25 unità e fino a 3 cani, crea solo disagi a tutte le specie che faticano a sopravvivere in pieno periodo invernale e non contribuisce in alcun modo alla limitazione degli ungulati e dei danni che provocano, anzi rischia di avere effetti opposti: sui cinghiali l’assessore Protopapa ciene scaricato da tutti». Lo afferma, con una nota ufficiale, la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Sarah Disabato in merito alla  decisione dell’assessorato all’Ambiente di sperimentare l’attività di selezione del cinghiale nel mese di gennaio. Una scelta che, secondo la politica pentastellata – il cui impegno in chiave ecologica ed animalista è ben noto – scontenterebbe Amministrazioni locali, agricoltori, associazioni ambientaliste e addirittura gli stessi cacciatori.

«Non servono a nulla queste decisioni estemporanee –  continua la Disabato ma sono necessari fondi destinati alle assunzioni di agenti faunistico ambientali oltre alla sperimentazione di metodi di dissuasione innovativi per proteggere le colture e la viabilità, prevenendo pericolosi incidenti, come avviene in altre regioni ed in tutta europa. Tuttavia dalla Giunta e dalla maggioranza di centrodestra non è arrivato alcun segnale, salvo questi blitz inutili e dannosi», conclude la consigliera che ha già annunciato che il suo Gruppo nel prossimo Consiglio regionale chiederà alla Giunta il ritiro di questo atto.

Sull’argomento si esprime invece, articolandolo così Uncem, che «con tutto il sistema di Enti locali montani, condivide pienamente le linee di intervento indicate dalla Conferenza delle Regioni per il contenimento dei cinghiali. Una emergenza che Uncem ha più volte rappresentato, con tutti i Comuni montani italiani. Gravi i problemi per le imprese agricole e per la sicurezza sulle strade. Servono interventi subito». Con queste parole, quindi, il Presidente nazionale Uncem Marco Bussone riconosce importanti le sette linee di azione proposte – che di seguito elenchiamo-  e chiede a Governo, Parlamento, a tutte le Regioni di agire con efficacia e in tempi rapidi.

Le 7 linee guida indicate in Conferenza delle Regioni
 
1) Modificare l’articolo 19 della Legge n. 157/1992 introducendo la figura del coadiutore di cui possa avvalersi la polizia provinciale nell’attuazione dei piani di controllo. Fra i soggetti attuatori dei piani di controllo, la conferenza delle regioni propone di inserire, oltre al Corpo di Polizia Provinciale, alla Polizia locale e ai Carabinieri Forestali, anche dipendenti delle amministrazioni provinciali o regionali muniti di licenza di caccia (nel caso in cui la Polizia provinciale sia passata nei ruoli regionali) e le associazioni di protezione civile in campo faunistico. Inoltre il ricorso al piano di controllo deve essere possibile anche per motivi di “pubblica incolumità”, eventualmente anche riferiti ad interventi atti a prevenire o ridurre il rischio di incidenti stradali.
 
2) Rafforzare ed estendere il prelievo contenitivo degli ungulati anche nelle zone protette e in quelle percorse da incendio.
 
3) Prevedere adeguata copertura assicurativa attraverso l’inclusione di tale tipo di responsabilità nell’ambito delle polizze assicurative per Responsabilità Civile obbligatoria (RCA), oppure, in subordine, istituendo un apposito “Fondo danni incidentali” da fauna selvatica.
 
4) rafforzare i Corpi di Polizia provinciale, superando diverse criticità dovute agli attuali limiti alle assunzioni.
 
5) Trasferire integralmente alle Regioni che sopportano gli oneri della gestione della fauna selvatica tutti i proventi che attualmente vengono introitati dallo Stato per l’attività venatoria esercitata sul territorio.
 
6) Approvare definitivamente il decreto per indennizzi al 100% dei danni provocati da fauna protetta.
 
7) Riattivare il comitato tecnico faunistico nazionale, strumento ideale per riportare la discussione dei temi faunistico-venatori in seno al ministero delle politiche agricole e forestali.

Uncem aggiunge che solo insieme, i Comuni montani, a livello di Unioni montane e Comunità montane, possono definire percorsi con le Regioni. Occorre sostenere questo processo e invertire l’inselvatichimento dei territori, causato anche da un marcato abbandono di troppe aree agricole, forestali, produttive. 

 
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