Da 80 pasti distribuiti al giorno si è passati gradualmente, in poco più di un anno, a 115 (di cui 85 pranzi e 30 cene). I segni della crisi si registrano sul tavolo della mensa alla Caritas zonale di Ciriè. E solo per sostenerne la spesa mensile dall’ufficio Caritas escono ogni mese oltre 7mila euro. Frutto di donazioni di privati, associazioni come Lyons e Rotary, contributi delle parrocchie, secondo le possibilità di ognuna. Intorno all’ente assistenziale ruota settimanalmente una quarantina di volontari ordinari, che salgono a 70 per le iniziative natalizie.
A chiedere un pasto caldo sono ciriacesi indigenti, ma c’è chi arriva anche da Ceres in treno o da Front in bicicletta. Fra i commensali pochi gli anziani: la maggior parte ha un’età media tra i 40 e i 50 anni e attualmente gli stranieri sono in numero minore che gli italiani. Anche il numero delle borse spesa è salito rispetto a due anni fa: da 80 a 120. Alla base dell’aumento del bisogno, la crisi lavorativa che ha colpito la nostra zona in modo inesorabile. Come afferma il diacono Mazzucchelli: «È significativo che al centro Emmaus siano diminuite le richieste di aiuto nel collocamento: registriamo una cinquantina di passaggi al mese. Rispetto al passato riusciamo a collocare pochissimi, qualcuno come badante». Anche per questo, con il nuovo anno si sono avviati incontri periodici per fare il punto sulla situazione di Ciriacese e Valli. Un mese fa il responsabile diocesano della Caritas, Pierluigi Dovis, ha voluto incontrare i sacerdoti di Ciriacese e Valli di Lanzo e quanti si occupano di assistenza. Necessario creare una “rete”, una maggiore interazione tra le Caritas sparse sul territorio. Un’idea non nuova, portata avanti da tempo da chi il territorio lo conosce bene: il diacono Carlo e il parroco di Robassomero don Ugo Borla. Il tavolo di progettazione si è allargato a comprendere i parroci di Cafasse, Mezzenile, Lanzo, Balangero.
Spiega Mazzucchelli: «Ci siamo prefissi l’obiettivo di monitorare la situazione di perdita del lavoro. In molti casi finita la cassa integrazione finisce tutto. Intendiamo verificare, contattando chi di competenza, la possibilità di realizzare un progetto che potrebbe dare opportunità di lavoro. Certo, purtroppo, non potremo salvare tutti».
«L’aumento dei numeri dei bisognosi negli ultimi mesi nelle nostre Valli – afferma il diacono di Pessinetto, Livio Piombi – ci preoccupa moltissimo: più persone arrivano, meno fondi abbiamo. È indispensabile creare una rete delle Caritas territoriali. Vogliamo evitare che in molti si rechino in più punti a chiedere aiuto. E potremo anche pensare a un magazzino unico, dove tenere abbigliamento e altri generi da distribuire».
Marco Bussone e Tiziana Macario