Franco Padellaro, il pensionato artigiano ottantenne che ha chiuso l’officina a Ciriè 20 anni fa cui è arrivata una cartella esattoriale da oltre 500mila euro, non sa più dove sbattere la testa: l’altro giorno è arrivato al punto di recarsi alla Tenenza dei carabinieri di Ciriè per «denunciare» il blocco del conto corrente dove ogni mese versa le due piccole pensioni, sua e della moglie, con cui vivono insieme ai due figli, da tempo inoccupati: al maggiore – come è noto – è già stato peraltro effettuato un prelievo a causa di una antica co-intestazione con quello dei genitori.
Il tutto avviene dopo che la famiglia ha fatto nei giorni precedenti il “tour” degli uffici dell’Agenzia delle Entrate (nella foto d’archivio) senza finora non solo giungere ad un chiarimento e soprattutto soluzione della vicenda ma dovendo anche prenotare una nuova visita al Fisco, ma questa volta in un apposito ufficio a Torino, che dovrebbe avvenire in questi giorni.
All’inizio della scorsa settimana per Padellaro è stato ancora una volta possibile fare un prelievo che gli ha consentito di pagare l’affitto di casa e fare un po’ di spesa ma nei giorni seguenti il conto – dice – è stato bloccato: «In banca mi hanno detto che un giudice ha deciso per il momento così – racconta sconsolato – ma come pensano che noi si possa continuare a vivere? Quei soldi che mi chiedono con quella cartella non li ho fatturati in una vita di lavoro… Ricordo che vendemmo la casa di famiglia per cessare l’attività con tutti i crismi.»
L’uomo dice che, oltre a giornali e tv, istituzionalmente alla sua vicenda finora si è interessato solo il sindaco di Robassomero, Comune dove i Padellaro ora vivono, Antonio Massa: «Ha detto che segue il caso e che sta pensando di attivare i servizi sociali, lo ringrazio di cuore ma insomma per noi è un disastro..», conclude con la voce spezzata l’ex artigiano.