CIRIÈ — Giovani protagonisti della Giornata dell’Ambiente. Tanti i bambini che, nella mattinata di giovedì 31 maggio, hanno partecipato all’iniziativa promossa dall’Amministrazione comunale e che ha visto i giovani studenti impegnati a disegnare e colorare lungo viale Martiri della Libertà, chiuso al traffico proprio per permettere alle classi di mettere mano alle loro simpatiche creazioni, messe poi in bella mostra una volta terminate dopo una mattinata di duro lavoro.
Nella sala consiliare di Palazzo D’Oria, invece, si è tenuta la premiazione del concorso “Storia di un rifiuto”, promosso dal Wwf in collaborazione con il Risveglio e con il patrocinio delle Amministrazione comunali di Ciriè e Lanzo. Numerose le scuole del territorio e non solo che hanno partecipato all’iniziativa: la 5ªA della Fenoglio, la 1ªE e la 3ªB della scuola media di Ciriè, la 2ªC e la 2ªD della scuola media di Lanzo, la 5ªF e la 5ªH della scuola elementare 8 Marzo di Venaria Reale, la 2ªA e la 3ªA della scuola media di Balangero e persino una quinta della scuola primaria di Saint Christophe, in Valle d’Aosta. I partecipanti dovevano trarre spunto dalle immagini raccolte dal sito internet dell’associazione, che ritraggono l’immondizia abbandonata nelle zone verdi e discariche abusive. Ciascuno studente, gruppo o classe, ha dovuto scrivere un racconto breve immaginando la storia di uno dei rifiuti presenti nella galleria fotografica, specificando “chi era prima”, “dove e con chi viveva”, “cosa faceva”, “come è finito lì” e “dove sarebbe dovuto andare”. L’obiettivo didattico è quello di sensibilizzare gli studenti sul tema dell’abbandono abusivo dei rifiuti, della raccolta differenziata, del riciclo e del riuso, e dell’inquinamento ambientale in generale.
Tre i premiati dal presidente del Wwf Ciriè-Valli di Lanzo, Alessandro Mantelero, dal direttore del nostro settimanale, Daniele Carli, e dagli assessori ciriacesi Ruggero Vesco e Alessandro Pugliesi e da quello di Lanzo, Cesare Lamberto: Carlotta e Giada, dell’istituto comprensivo di Balangero, e Davide, il giovane studente proveniente dalla Valle d’Aosta, che hanno ricevuto in premio del materiale didattico. «Una bella iniziativa che ha riscosso un buon successo – afferma Mantelero – che speriamo di poter ripetere anche nei prossimi anni».
Ecco i tre racconti premiati
Carlotta (I.C. Balangero): Fino a due settimane fa ero avvolto in una carta lucente, ero rosa confetto e
profumavo di fragola. Ora invece sono sporco, puzzo di terra e di tanto in tanto qualcuno mi calpesta per poi strisciare lo scarpa contro il marciapiede, senza avere nessuna pietà per un povero chewing-gum come me. Prima la mia vita era una pacchia, adesso un terribile incubo. E’ frustrante sentirsi inutile, invisibile a tutti, con niente da fare Se non guardare i passanti camminare veloci e incuranti sul marciapiede e le macchine strombettare ininterrottamente ai motorini. Non mi annoio più così da un sacco di tempo… anche nello stabilimento dolciario dove sono nato avevo più cose da fare. La prima volta che mi sentii veramente una gomma da masticare di alto livello fu proprio lì, quando uscii dalla vasca rotante ricoperto di un elettrizzante color rosa shocking e, come i miei colleghi chewing-gum, ero morbido e profumato; alcuni erano un po’ storti e mancava loro qualche pezzo, ma io ero perfetto, forse un po’ gonfio per i miei gusti, ma pronto ad affrontare il mondo esterno. Proprio per questo fui uno dei primi ad essere impacchettato in una carta argentata che mi faceva sembrare più bello di quanto già fossi e messo in una scatoletta con su scritto ‘Big Bubble’. Oh yeah! Quel nome sembrava fatto apposta per me! Alla fine mi ritrovai Su un espositore destinato a quelli della mia specie, su un bancone di un bar da cui avevo una vista mozzafiato. Riuscivo a controllare tutto l’andirivieni della giornata: al mattino sempre gli stessi studenti che facevano colazione prima di entrare a scuola; a pranzo gli impiegati della banca di fianco al bar e, verso sera, delle signore che venivano a prendere il the. Entrava un Sacco di gente, tutti diversi fra loro, ma nessuno mi voleva. Intanto, mentre io me ne stavo lì ad aspettare che qualcuno mi scegliesse, attorno a me tutte le altre caramelle venivano comprate e sostituite da altri pacchetti colorati. Passavo quei giorni nell’attesa che qualcuno venisse a prendermi per portarmi fuori a conoscere il mondo. E ora, al solo ricordo del giorno in cui uscii dal bar, mi si accappona ancora la gomma. In un primo momento penso di essere stato lo gomma più felke del mondo; poi però vidi che lo persona che mi aveva scelto non era esattamente quella che mi immaginavo. Era una ragazza appariscente, dai modi arroganti, vestita in modo trasandato e terrore! – con un ferro argentato sui denti. Mi mise nella tasca esterna dello zainetto e subito mi ritrovai a scivolare fuori dalla mia adorata scatoletta, insieme ad una miriade di altri oggetti: c’era un pacchetto di fazzoletti, un cellulare color fucsia, una penna, un lucidolobbro e un portafoglio con una strano topo disegnato su di esso. Nello penombra sentivo voci e rumori in lontananza e ad ogni passo venivo sballottato di qua e di là contro gli altri oggetti. Non saprei dire quanto tempo dopo, ma delle unghie blu mi agguantarono e, in men che non si dica, mi ritrovai tra i bionici denti argento della ragazza. Ad ogni chiusura della bocca cercavo di sottrarmi ai suoi denti aguzzi, ma senza successo: con lo lingua venivo sbattuto do uno porte all’altro ed ero impossibile sfuggirle. Non immaginate nemmeno il dolore di quando mi attaccavo ai ferretti e per liberarmi era una tragedia, o quando mi attorcigliava attorno alla lingua e un forte soffio caldo mi spingevo all’esterno in uno gronde bollo per poi formi scoppiare e ricominciare tutto da capo. Ho capito che per me non si stavano mettendo bene le cose quando le unghie blu mi presero e cominciarono a stiracchiarmi da tutte le parti, rioppallottolandomi di nuovo e così via. Ad un certo punto mi ritrovai appallottolato tra le dito e, subito dopo, per terra. Gridai con tutte le mie forze, ma nessuno mi sentì. E oro mi trovo qua. 5010. Sporco. E schiacciato do tutti. Ma dico io: Unghie Blu non poteva buttarmi in un cestino, così sarei stato, Se non utile, almeno in compagnia? Ma è possibile che la gente non abbia ancora capito che anche un piccolo rifiuto buttato per terra come me impiega tanti anni per disintegrarsi? lo veramente non capisco perché Unghie Blu non potesse rimettermi in quello meravigliosa carta metallizzata e buttarmi in un cestino. E’ vero, sono piccolo, ma perché far diventare il Pianeta Terra una discarica, quando sarebbe così facile utilizzare gli appositi contenitori? Adesso lo mio storia è proprio finito, chissà perà che non servo o qualcuno per imparare una lezione semplice e comportarsi nel modo più civile possibile. Anche i piccoli gesti possono servire per migliorare il mondo.
Giada (I.C. Balangero): Sono una lattina. Un pomeriggio di primavera, dopo essere stata utilizzata come contenitore di una bevanda, vengo gettata nel bel mezzo di un prato da un ragazzino maleducato.
Intanto Vi informo che il materiale usato per la mia fabbricazione è l’alluminio: un metallo color grigio-argento che si estrae dai minerali di bauxite, una roccia di colore rosso bruno che si trova negli Stati Uniti, in Russia, Guyane, Ungheria e ex Jugoslavia. Per estrarre l’alluminio si procede ad una reazione della bauxite con soda caustica. La produzione dell’alluminio, di cui sono composta, comporta notevoli consumi d’energia. Sono stata realizzata con l’alluminio perché è un metallo molto duttile, non è un materiale ferroso, quindi non è soggetto alla ruggine, è morbido e leggero. Grazie alla sua elevata plasticità e formabilità si presta a lavorazioni che permettono di verniciarlo e ottenere particolari effetti decorativi, inoltre protegge dalla luce, dall’aria e dall’umidità e quindi è ideale per produrre imballaggi. Prima di essere una lattina ero un grande foglio di alluminio, poi sono passata in una pressa che mi ha tagliato in pezzi circolari, sono quindi entrata in un altro macchinario dove ho preso forma. Sono stata sistemata su pallet assieme ad altre centinaia di lattine e immagazzinate per poi essere trasportate presso lo stabilimento di imbottigliamento. lo e le mie compagne siamo leggere ma allo stesso tempo forti e infrangibili per poter essere impiliate e il nostro costo di trasporto è inferiore ad altri materiali. Sono stata riempita di bibita, sigillata con una lamina di alluminio e poi trasportata al supermercato dove in breve tempo sono stata acquistata. Dopo aver consumato il contenuto, il mio compratore mi ha gettato in questo posto, il suo è stato un gesto veramente incivile. Per la mia decomposizione sono necessari anche duecento anni, perché la degradazione di un rifiuto che viene abbandonato nell’ambiente è un processo lungo e i tempi variano a seconda del tipo di rifiuto e dalle condizioni ambientali. Non dovevo essere gettata così, ma gettata negli appositi contenitori a campana o nei centri di raccolta comunali, per poi essere trasportata nei centri di riciclaggio dove, le lattine vengono separate da altre tipologie di rifiuti e in seguito fuse. Riciclare una lattina come me fa risparmiare fino al 95% dell’energia necessaria a produrne una nuova e l’alluminio ottenuto ha le stesse caratteristiche di quello originario e può trovare impiego nell’industria automobilistica, nell’edilizia, nei casalinghi e in nuovi imballaggi. A differenza della plastica l’alluminio non si deteriora mai, non importa quante volte venga fuso e riutilizzato, quindi io sono sempre riciclabile. lo dovevo entrate a far parte della raccolta differenziata che consiste nel separare i rifiuti già nelle case, per poi essere recuperati e avviati al riciclaggio: questo deve diventare un impegno per ogni cittadino. Prima di essere buttata nell’apposito contenitore dovevo essere sciacquata e schiacciata per evitare la formazione di cattivi odori e per occupare meno spazio. Mentre vi sto raccontando la mia storia, fortunatamente è passato un signore davvero gentile, e soprattutto educato, che mi ha raccolta e sistemata nell’apposito contenitore della raccolta differenziata e così anche io posso unirmi a tutte le altre lattine per il riciclo ed il mio riutilizzo, e chissà, sono davvero curiosa di sapere in che settore verrò riutilizzata. Mi piacerebbe molto poter rinascere” come gioco per qualche bambino, ad esempio far parte di una bella bicicletta regalata ad un bambino magari meno fortunato di altri.
Davide (St. Christophe): Tempo fa in Italia, si estendeva un’enorme città molto bella, però molto inquinata. In centro sorgeva un piccolo bar: l’edificio era alto quattro metri, era dipinto di rosso e aveva il tetto a tegole. All’interno era dipinto di verde scuro e c’era una vetrina dove si teneva le focacce e le pizze e su un ripiano superiore le lattine di coca cola, di aranciata e di limonata. Il proprietario adorava l’arte e, tutte le notti, faceva di tutto per avere qualche centesimo che avrebbe speso per andare a visitare mostre e comprare copie. Tutte le notti, dopo la chiusura, una piccola lattina di aranciata si svegliava, viveva con la sua famiglia e con gli amici che le volevano bene da lattine. Si divertiva da morire con loro, però voleva essere qualcosa di più che una lattina. Ma una notte fonda, prima della chiusura, entrò un signore alto, galante che con una voce soffice disse al barista che stava pulendo il bicchiere con telo: “Scusi brav’uomo, non volevo entrare a quest’ora ma mi chiedevo se potreste darmi una bibita”.
L’oste, senza rifiutare, gli prese proprio la piccola lattina e la consegnò al signore, che lo ringraziò, pagò e se ne andò. La lattina pensò tra sé e sé: “Aiuto Aiuto! Voglio la mia mamma!” Poco dopo si calmò, però subito gli mancava la sua famiglia e i suoi amici, ma cercò di consolarsi dicendo che ogni famiglia si deve lasciare… Dopo due isolati, la lattina perse l’equilibrio, cadde e si ribaltò seduta stante e si fermò vicino a un laghetto. La piccola era turbata e dopo tante botte si alzò in piedi, si voltò e vide una distesa di rifiuti a terra. Terrorizzato non sapeva che fare: corse in tutte le direzioni urlando poi vide un umano e si nascose in un sacchetto. L’umano si chinò e raccolse proprio quel sacchetto e lo buttò nella spazzatura. La lattina si ritrovò intrappolata in un sacchetto puzzolente, ma stanca si addormentò e rimase lì per giorni. Il 23 gennaio del 1999, i netturbini presero la spazzatura della città, ma la piccola lattina era addormentata e non si accorse di nulla. Dopo la lattina sentì dei rumori, si svegliò e si ritrovò in un camion, tentò di fuggire ma nel momento il camion alzò il rimorchio e la lattina venne scaricata. Il suo destino fu felice, perché fu trasformata in un videogioco e incontrò un bambino, che aspettava da tanto quel regalo e che divertì per molte ore.