VENARIA REALE — Passione, impegno, orgoglio e un poco di nostalgia. Questa l’atmosfera che aleggiava nel salone gremito dell’auditorium della scuola media Don Milani.
Venerdì 29 giugno il Cai ha aperto i festeggiamenti del 50° anno di gestione del rifugio Paolo Daviso con una serata dedicata ai soci ed agli ospiti che hanno seguito gli eventi e le evoluzioni durante tutti questi anni. Infatti, chi ha visitato la struttura, che si trova nel vallone della Gura, anfiteatro terminale dell’alta Val Grande di Lanzo, può affermare che non dimostra certo i suoi 50 anni, in quanto, ogni anno, è oggetto di una accurata manutenzione di rinnovamento. A presentare la serata Claudio Beltrame che ha invitato sul palco, Giuseppe Manni, del Cai di Genova, per la presentazione del suo libro “Alpi Occidentali esplorazione e conquista dalle origini al 1890”, scritto proprio per l’evento. «Il Daviso è stato il mio primo rifugio visitato ed era il 3 agosto del 1963 – ha spiegato Manni – data che non potrò mai dimenticare, anche se nel tempo ci sono ritornato molte altre volte per le mie ricerche e sulla sua storia».
Il presidente del Cai di Torino, Osvaldo Marengo, si è complimentato e ringraziato il Cai venariese per aver gestito così bene questi lunghi anni il Daviso. «Il rifugio è una parte di me perché ne sono stato ispettore e capisco bene l’impegno dei gestori e mi sento di affermare che per noi è una punta di diamante». La serata è continuata con il concerto del coro Edelweiss, diretto dal maestro Francesco Bianchi. Durante la serata sono state proiettate alcune immagini del rifugio e dei suoi gestori: la presentazione e la ricerca delle foto sono state a cura dei soci Vittorio Billera, Battista Riccardo e Salvatore La Mendola.
È seguito poi lo scambio di omaggi da parte del vicesindaco Paolo Berger e del consigliere provinciale Salvatore Ippolito con la presidente Franca Guerra. «Il Cai è portatore di insegnamenti di rispetto della natura e della montagna – ha detto Berger – e vanta uno stile di vita sana e coinvolgente per i giovani e la comunità che si dedicano allo sport». «L’operato dei soci mantiene vivo il nostro collegamento con la montagna, attraverso la loro passione», gli ha fatto eco Ippolito, che ha poi omaggiato la sezione venariese con il vessillo della Provincia. A sorpresa il socio Felice Bertolone ha presentato il libro dal titolo “…e la storia continua”, uno studio accurato con la cronaca degli ultimi venticinque anni consultando i verbali, una continuazione dei primi venticinque anni scritti da Giulio Berruto. «Buon compleanno rifugio Paolo Daviso, ma qui si parla di milioni di secondi fatti di passione per la natura, passione per l’ospitalità, passione per l’amicizia, passione per la montagna. Non è soltanto un rifugio, ma è soprattutto una stretta di mano, una pacca sulle spalle e un caldo thè di accoglienza per condividere momenti sereni, di diffi coltà, di confronto per raggiungere insieme una meta, una cima – ha detto la presidente Franca Guerra – questi 50 anni sono la storia e il successo di tutti i soci che si sono alternati nella sua gestione, di coloro che hanno lavorato con le mani e con la mente. Un’esperienza ricca di tante emozioni che ogni alpinista o escursionista lascia nel suo passaggio al rifugio». I festeggiamenti sono proseguiti, sabato 30 giugno, a Forno Alpi Graie con un lancio di lanterne luminose dal rifugio, ma anche con danze occitane e una merenda sinoira a cui hanno partecipato un centinaio di persone.
Il successo di pubblico è continuato, domenica 1° luglio con inaugurazione della mostra fotografia itinerante tra le vie di Forno “Noi e il Rifugio” e uno spettacolo “Parole e note in cordata” declamata da Marco Perazzolo dell’associazione teatrale “I Retroscena”, accompagnato dal gruppo musicale “Crazy for Sax”.
Mezzo secolo di passione: il Cai festeggia i 50 anni di gestione del Rifugio Daviso