Caro Direttore,
ho letto con attenzione i commenti giornalistici all’udienza del processo Minotauro in cui è stato sentito tra gli altri anche il nostro sindaco Francesco Brizio. Ho avuto modo di leggere anche la sua lettera che doverosamente ha pensato di diffondere per precisare le difficoltà di un candidato in campagna elettorale nel riuscire a distinguere tra tante strette di mano quelle potenzialmente pericolose.
Sento a tal proposito di poter dare il mio contributo alla discussione in qualità di ex sindaco che ha peraltro sostenuto la candidatura di Francesco.
Anche lui, come me, nell’ essere eletto ha a suo tempo dovuto ringraziare suo padre. Il mio faceva gelati e li distribuiva sorridendo, il suo faceva politica e amministrava Comune prima e Regione poi, con la dedizione di chi interpreta quel compito come un servizio. Entrambi godevano della fiducia di chi incontravano e facevano dell’adempiere al loro dovere il loro credo.
Chi ci votò quando ancora eravamo giovani (in Italia per essere considerati adulti occorre avere superato i 60 anni!) lo fece anche per la stima che nutriva nei nostri rispettivi genitori più che per quanto avessimo sino ad allora dimostrato di saper fare.
Ma in quel patrimonio che i nostri genitori ci hanno lasciato c’era e c’ è il senso del nostro modo di comportarci: cortesi con tutti, severi con noi stessi, lontani da chi non si deve frequentare, pur nel rispetto del saluto e della necessità di non poter, per il ruolo ricoperto, evitare apertamente ogni contatto.
Questa premessa, tornando nel merito, per dire che Francesco nell’occasione oggetto di discussione ha agito come da quella educazione che ci accomuna e nello stesso modo in cui avrei agito io. Avvicinato da persona affidabile perchè tale riconosciuta all’onore del mondo, al punto che il partito attribuiva a quella persona compiti di responsabilità, ha incontrato le persone che a lui si accompagnavano, pagando inoltre di tasca propria la cena elettorale. Non ha dunque fatto altro che prendere parte ad una cena dove, tra affidabili e stimati ciriacesi c’erano anche persone a lui sconosciute che, come spesso avviene, nel presentarsi hanno fornito i propri contatti, contatti che, non avendone motivo, Francesco non ha mai utilizzato. Il fatto poi che Francesco non ricordi se a pochissimi giorni dalle elezioni qualcuno di questi personaggi in orario assolutamente normale e senza appuntamento fosse tornato in comune in quello stesso giorno in cui dall’agenda emergevano incontri e convegni che non lasciavano spazio ad altri appuntamenti non credo proprio possa costituire un argomento valido per indebite insinuazioni.
E proprio su questo punto vorrei soffermarmi, poichè rappresenta il motivo per cui ho deciso di scrivere questa lettera, facendo riferimento alla mia esperienza, per motivi di solidarietà e vicinanza con Francesco, ma soprattutto perchè lo ritengo un ottimo spunto di discussione che, può coinvolgere ben più persone di quelle direttamente interessate.
Un mancato ricordo, infatti, non può diventare oggi un problema di moralità. Sono profondamente convinto che solo una visione distorta dei fatti possa leggere in questo la prova dell’effettiva esistenza di un contatto con queste persone. Se dei contatti fossero effettivamente avvenuti, e soprattutto se gli stessi fossero stati significativi, Francesco li avrebbe ricordati e potuti certamente spiegare.
E così dire sempre la verità che a volte è anche quella di non ricordare, costringe a subire le insinuazioni dei più ed in questo caso di chi nel non ricordo vuole necessariamente vedere qualcosa di negativo. Ma non conta di più il fatto che quei signori, dopo quella cena, non abbiano mai avuto nulla a che fare con il sindaco eletto e con il Comune di Ciriè? Non è forse questa la dimostrazione più vera che dove ci sono persone di radicata moralità (e a Ciriè ce ne sono davvero tante oltre al Sindaco), il malaffare che magari tenta di introdursi non attecchisce e deve cercare altri lidi? Non voglio con ciò dire che non si debba tenere alta l’attenzione su questo punto. Voglio solo dire è provato che Francesco e Ciriè non abbiano avuto nulla a che fare con quanto emerso da Minotauro e che la situazione in cui Francesco si viene a trovare è attribuibile alle difficoltà insite nel ricoprire un ruolo come il suo (e, purtroppo, in generale in Italia, ai ruoli di responsabilità), che anche i sindaci del passato possono testimoniare. Questi sono i fatti e non altri. Ed è così perchè le persone come Francesco, che scrivono la storia, piccola o grande rispetto al loro ruolo di responsabilità, hanno tratto dalle loro origini, dei loro padri e delle loro madri, quel dna che li protegge dagli attacchi degli interessi di qualunque genere e che li porta a frequentare tutti, nessuno escluso, quel tanto che basta per capire con chi ci si può accompagnare e con chi no. Esattamente come ha fatto il nostro sindaco.
Luigi Chiappero