CIRIÈ — Il forte di Fenestrelle, una caserma dell’esercito dei Savoia o un campo di concentramento per soldati del Regno di Napoli?
Alla domanda ha provato a rispondere, giovedì 18, il primo incontro della serie “Legenda – I protagonisti della cultura contemporanea” con l’ospite Alessandro Barbero, storico e docente universitario. Con il suo libro, intitolato “I prigionieri dei Savoia: la vera storia della congiura di Fenestrelle”, l’autore ha cercato di fare chiarezza su una vicenda di ‘cattiva storia’: da tempo, infatti, soprattutto grazie a internet, si sono diffuse notizie storiche false sul trattamento riservato ai prigionieri borbonici detenuti a Fenestrelle. Il volume, presentato dal giornalista Alessandro Risso, ha richiamato molta gente: la sala consiliare di Palazzo D’Oria che ha ospitato l’evento era gremita in ogni posto, segno che l’argomento risorgimentale continua a interessare i lettori nonostante i festeggiamenti per i 150 anni dall’Unità d’Italia si siano conclusi.
La ricerca di Barbero si propone come obiettivo di chiarire – se possibile, una volta per tutte – la vicenda dei soldati borbonici e del loro difficile reinserimento nell’esercito dei Savoia all’indomani dell’Unità d’Italia. «Prima di tutto, bisogna sgomberare il campo dalle bufale che prosperano su internet» afferma lo storico. Tra le bugie più diffuse sulla vicenda del forte di Fenestrelle, il numero di soldati borbonici che vi furono trasferiti: 40mila secondo i ‘complottisti’, mandati a morire di freddo e stenti tra le Alpi piemontesi. La cifra documentata da Barbero è molto più bassa, di poco superiore al migliaio, e – cosa principale – non vi fu il tentativo di sterminare i prigionieri: i morti napoletani a Fenestrelle furono cinque, tutti rintracciabili negli archivi. Nel complesso, il libro cerca di fare luce sulla cortina di interrogativi e supposizioni avanzati in anni di storia ‘contro-risorgimentale’ e su come queste tesi si siano diffuse a tanti anni di distanza.
Le serate di “Legenda”, intanto, non si arrestano: domani, venerdì 26, è atteso Antonio Manzini con il suo giallo “Pista nera” presentato da Lara Valetto, giornalista del Risveglio. Il protagonista è un poliziotto romano trasferito in Valle d’Aosta per ragioni disciplinari che si trova a indagare su un omicidio in un ambiente ‘ostile’, freddo e lontano da casa. Martedì 30, poi, il terzo appuntamento con Alfredo Luvino e “Tahrir nel respiro d’aurora”. La giornalista Domenica Calza presenta il romanzo ambientato nell’Egitto ancora sconvolto dalla primavera araba: una donna bellissima segnata da esperienze traumatiche che cerca la propria aurora al di là di ogni avversità.
Entrambe le serate si tengono a Palazzo D’Oria (con ingresso libero da via Dante) alle 21.
Legenda prosegue con 2 serate il 26 e il 30 aprile