Svolta nella controversa vicenda della centrale a biomasse costruita all’interno dell’area ex Vallesusa di Rivarolo. Il 20% del calore prodotto dalla centrale a biomasse della società Sipea-Cofely dai prossimi giorni riscalderà edifici pubblici e privati del paese. Con buona pace del comitato di cittadini antagonista all’impianto “Non bruciamoci il futuro” che nei mesi scorsi aveva incassato il supporto di Comune e Provincia nella lotta per ottenere dati trasparenti su immisione dei fumi e qualità degli stessi.
Bene, questi dati alla fine sono arrivati e, a quanto pare, hanno soddisfatto la Provincia di Torino, che ad aprile era arrivata a dare all’azienda un ultimatum perché l’impianto avviasse il teleriscaldamento e operasse in assetto cogenerativo, tecnica di massimizzazione dell’efficienza degli impianti a biomasse che compensa, sebbene parzialmente, le ricadute inquinanti.
Tutto ciò è emerso ieri sera a Rivarolo, durante l’assemblea pubblica di “Non bruciamoci il futuro”, cui ha partecipato, tra gli altri, proprio la Provincia, con il suo assessore all’Ambiente Roberto Ronco (nella foto).
“Rispettati dunque impegni e tempi, è necessario ora intensificare l’uso del calore a servizio delle utenze domestiche e commerciali di Rivarolo – ha detto l’assessore – rientra nel progetto presentato da Sipea per realizzare la centrale a biomasse: a regime l’impianto di teleriscaldamento collegato alla centrale porterà a riscaldare un milione di metri cubi.”
Presente all’assemblea anche l’Arpa, che ha fornito alcune risposte ai cittadini presenti sulle modalità di controllo operate sul materiale in ingresso e le emissioni della centrale: “La Provincia di Torino continuerà comunque a vigiliare per il rispetto degli impegni”, ha concluso Ronco.
La centrale a biomasse inizierà a riscaldare edifici pubblici e privati già dai prossimi giorni: il via libera da Provincia e Arpa