I funerali di Mario De Bernardis si svolgeranno domani, martedi 28 aprile, partendo da Torino, dall’abitazione di via Massena 82: la salma sarà trasportata a Occimiano, nel cui cinitero riposa la consorte Maria Rosa Aceto.
Tanti, in questi giorni, gli attributi di affetto e stima al “prof Debe” anche sulla rete. Ne citiamo alcuni, unitamente ai bellissimi ritratti di Andrea Strumia, nell’ambito di una preziosa rubrica sui personaggi più interessanti del nostro territorio del 2006 e di Luigi Bairo, direttamente dal web:
“Mario De Bernardis non ha mai smesso di lottare per capire la vita. Lottare, dice proprio così. Forse perché quella è l’unica lotta che abbia veramente un senso, l’unica che non si alimenta di affanni ma di passione, l’unica che ti porta alla pace e non solo a un compromesso, l’unica che ti fa battere il cuore a mille senza farlo mai scoppiare. E in quella lotta ha scoperto qualcosa che non può fare a meno di “travasare” in chiunque gli stia di fronte, in un sistema perfetto di vasi comunicanti che avrebbe fatto impallidire il povero Archimede.
Nella cucina di Mario non ci sono orologi alle pareti. Solo il rantolo del vecchio frigorifero, che sembra morire ad ogni istante ma poi si riprende in una risata liberatoria, ti ricorda la precarietà della vita e l’affanno istintivo con cui gli uomini vi si aggrappano. Per il resto, niente lancette, niente ticchettii, niente rintocchi. Non che il tempo non scorra, in quella mansarda a pochi passi dal Po e dal cuore di Torino che fu reale, dove Mario vive ora dopo trent’anni trascorsi fra Ciriè e Lanzo. Scorre eccome anche lì, ma con un ritmo che nessun orologio saprebbe regolare. Scorre senza invecchiare, seguendo non la monotonia spietata dei secondi bensì i passi di una danza, che è movimento incessante, vorticoso ma razionale, coinvolgente ma mai caotico. Ecco, il movimento: l’essenza che, da sempre, nutre Mario De Bernardis.
Il movimento è nelle sue vene, che accolgono sangue di ogni dove, savoiardo e piemontese, campano e maltese, a voler considerare soltanto un paio di generazioni precedenti. Movimento è il vento che spazza il deserto e incontra il Mediterraneo, nella Bengasi che lo vide nascere 82 anni fa, con il sole africano che ti squarta, tira fuori tutto ciò che hai dentro depurandolo di ogni liquido e se sai approfittarne parti avvantaggiato sul resto del mondo. Movimento i suoi continui trasferimenti tra la Libia e l’Italia e poi su e giù per lo stivale: ha cambiato casa 26 volte (finora). Movimento le mani che si agitano e corrono spesso al volto, quasi a voler tirare fuori fisicamente il pensiero per agevolarne il fluire fra i vasi comunicanti. Movimento la varietà della sua formazione, dalla laurea in giurisprudenza a quella in teologia, e soprattutto della sua vita professionale: commissario di polizia a Catania, ufficiale dell’aeronautica a Caselle fino agli Anni Settanta, insegnante di religione allo scientifico di Ciriè, giudice di pace, in un cammino incessante che non è mai inquietudine né insoddisfazione ma consapevolezza che la verità è oltre e che non è il caso di perdersi in futilità. Movimento fu il rapporto con la moglie Maria Rosa, scomparsa recentemente dopo oltre cinquant’anni di matrimonio, in una scoperta quotidiana di bellezza che si è concretizzata, tra l’altro, in un’intensa esperienza di famiglia aperta, con due adozioni e una decina di affidamenti. Movimento, infine (o forse è proprio l’inizio?), erano le corse che da bambino faceva tutte le mattine in quella grande casa araba per veder sorgere il sole attraverso la vetrata colorata; finché un giorno da quella finestra vide alcuni uomini appesi a una forca e il padre, dolce e serafico, gli disse: «Da quella parte, non guardare mai». Quasi vent’anni più tardi, a Novi Ligure, il giorno prima di partire per il fronte, andò a salutare un uomo del posto, che aveva fama di saggio. Questi lo squadrò e gli regalò un consiglio: «Qualunque domanda ti faranno, prima di rispondere, se credi in Dio, dì una preghiera; se non credi, conta comunque fino a dieci». E il cerchio, in qualche modo, si completa.
Al movimento, che è natura e passione, dinamismo e desiderio di scoperta, si aggiunge la razionalità, presupposto imprescindibile di ogni comprensione. E infatti «logica, ragione e umanità», secondo Mario, sono i principi a cui devono ispirarsi ogni uomo e ogni religione, affinché la fede non sia accettazione supina di una verità inconoscibile ma libera comprensione dell’essere e vera comunione con l’infinito. È come quando devi andare da qualche parte: puoi arrivarci da mille strade; la religione è la mappa, ma la strada la scegli tu. E così il tempo può continuare a danzare sugli spioventi della mansarda, proprio come faceva nella grande casa africana, senza lancette a dirigerlo, senza orologi ad ingabbiarlo”.
Andrea Strumia
“Ne ho tanti di ricordi di Mario de Bernardis, che se n’è andato in questi giorni alla bella età di 91 anni. I primi sono quelli degli anni del liceo scientifico a Ciriè. Lui, come ha già scritto qualcuno in questi giorni, era uno di quegli insegnanti che si amano o che si odiano. E a certi provinciali benpensanti dava fastidio il suo modo coerente, senza compromessi, di intendere la religione. Noi lo amavamo , ed eravamo anche un po’ parte della sua ampia famiglia. Trascorrevamo un sacco di tempo nella sua casa di campagna in borgata Robaronzino, insieme ai suoi tanti figli naturali, adottivi e in affidamento, E a volte, durante le vacanze, lo seguivamo sul suo Ford Transit, a casa di altre famiglie che condividevano il suo stesso impegno.
E poi ricordo bene i viaggi in bicicletta, con tenda e bagagli, all’inizio degli anni Novanta. Le chiacchierate, gli scherzi, le bevute nelle notti in Francia. A quasi 70 anni Mario ci dava chilometri su chilometri e sulle salite alpine lo vedevamo sparire all’orizzonte, per aspettarci al primo bar oltre i valici, col caffè e il sorriso beffardo”.
Luigi Bairo
“Una grande persona.Era mio insegnante. Lo metto insieme a Mario Valpreda e Pasquale Cavaliere. Uomini di cui sono orgoglioso di aver conosciuto”.
Gian Carlo Bocchio Vega
“Il rimpianto di averlo conosciuto quando ero troppo giovane per capirne lo spessore. Che la terra ti sia lieve, professore”.
Franco Silvestro
” UN GRANDE… Non insegnava la religione ma un comportamento di vita accomunabile a tutte le religioni… Da lui ho imparato a non giudicare… Riposa in pace Mario.”
Marco
Luigi Bairo e Andrea Strumia e Antonello Micali