Da questa settimana, a cadenza periodica, il nostro giornale pubblicherà una pagina dedicata all’integrazione, naturalmente focalizzandola sulla nostra realtà territoriale, che come altre nel Paese, si sta confrontando sempre di più con le sfide di questo complesso e spesso drammatico fenomeno. Non chiacchiere e nemmeno posizioni ideogiche, ma daremo conto con esempi concreti di quanto si stia facendo, di cosa stia succedendo e di quello che funziona, o meno.
Le ragioni di questa pagina (oggi in edicola) sono spiegate mirabilmente dall’editoriale del collega (riportato qui sotto) che l’ha curata e che introduce tutti i servizi contenuti nel numero di questa settimana. Naturalmente, questa redazione è aperta in tal senso e per le trattazioni future al contributo dei lettori e di chiunque voglia dare una mano ad affrontare questo problema con l’approccio di una sana e costruttiva conoscenza del fenomeno e del dibattito (politico e non) che sta producendo nella nostra società. (Antonello Micali)
Da quando due anni e mezzo fa le nostre Valli si sono popolate di ragazzi di colore giunti fino a noi dopo percorsi personali travagliati e spesso terribili, abbiamo cominciato un po’ tutti a fare i conti con un mondo che non solo si è globalizzato economicamente, ma che sta mischiando quelle che un tempo si chiamavano “razze”, ma che ormai sono superate, non solo per le nostre aumentate conoscenze scientifiche, che ci fanno risalire ormai non più alla biblica Eva ma alla Lucy africana. Prima Ceres e Pessinetto, poi Lemie, Coassolo, Lanzo, Balangero, Germagnano, quindi Rocca, Vauda, Mezzenile sono diventate province di questo mondo umanamente globalizzato, portandoci ragazzi e famiglie che hanno bisogno di tutto, ma soprattutto cercano una nuova possibilità per una vita, che esattamente come noi, hanno ricevuto come dono dai propri genitori. Sono persone che hanno bisogno di tutto, dall’imparare una nuova lingua, a conoscere nuovi stili di vita alimentari e sociali, esattamente come da sempre succede nel mondo che ha vissuto migrazioni di massa in ogni tempo e latitudine.
Ci sono due strade: girarsi dall’altra quando passano, o aiutarli a inserirsi per evitare che cadano negli errori più semplici o diventino braccia della criminalità organizzata. Noi abbiamo scelto la strada di seguirli in questo processo di integrazione. Lo meritano.