Lavoratori “in nero”, tra i quali un clandestino colpito da un provvedimento di espulsione, sanzioni per 30mila euro oltre alla proposta di sospensione dell’attività imprenditoriale. Sono i numeri di un intervento della Guardia di Finanza di Torino che nei giorni scorsi ha controllato una pizzeria di Mathi. Le Fiamme Gialle della Tenenza di Lanzo, che hanno condotto l’attività, hanno potuto constatare che quasi l’intero staff del locale, prestava la loro opera totalmente “in nero”, esposti in tal modo ad elevati rischi in termini di sicurezza e di garanzie assistenziali. Tra i lavoratori, inoltre, i Finanzieri hanno individuato un ventottenne di origine egiziana, che, non solo era impiegato irregolarmente come pizzaiolo ma su cui gravava anche un provvedimento di espulsione dal territorio italiano, al quale non aveva mai ottemperato. Oltre alle gravi responsabilità inerenti l’assunzione del personale sono state riscontrate anche anomalie contabili ed amministrative, ora al vaglio degli inquirenti.
L’imprenditore titolare della pizzeria, un quarantenne di origini egiziane, è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Ivrea per le violazioni alle norme sull’immigrazione, rischia sino a tre anni di carcere. Pesanti, inoltre, le conseguenze inerenti le posizioni irregolari dei lavoratori. L’uomo, oltre a sanzioni fino 30mila euro, rischia la sospensione dell’attività. Le attività della Guardia di Finanza, attraverso la prevenzione e la repressione di ogni forma di concorrenza sleale, come quella dell’utilizzo di lavoratori “in nero”, che spesso vengono esposti a elevati rischi in termini di sicurezza e di garanzie assistenziali, vogliono tutelare tutti quegli imprenditori che operano nel pieno rispetto delle regole.
19 Feb 2019
Blitz della Guardia di Finanza a Mathi: scoperto anche un 28enne di origine egiziana sui cui gravava un procedimento di espulsione
Lavoratori in “nero”, chiusa una pizzeria: titolare nei guai
L’imprenditore è stato denunciato alla Procura per le violazioni alle norme sull'immigrazione e rischia fino a tre anni di carcere