Iniziative di Potere al Popolo nei giorni scorsi davanti a diversi presidi ospedalieri e sedi istituzionali in tutto il Piemonte e naturalmente anche a Ciriè e Lanzo per «dire no alla regionalizzazione e all’aziendalizzazione del SSN e ripristinare e potenziare da subito il Servizio Sanitario Nazionale, che deve essere integralmente pubblico». A supporto di tale tesi PaP ha realizzato un’inchiesta sulla sanità regionale. Qui il link per leggerla: https://poterealpopolo.org/regionalizzazione-aziendalizzazione-sanita-pubblica/?fbclid=IwAR2-Het_UzDVRwvTnBstbxO8YRvfPdtx801eNnapwzlX6jh5BaXSr9tJyEg
«Crediamo che l’emergenza Covid-19 abbia acuito e messo a nudo -scrivono i militanti di PaP in un accorato comunicato – molte delle carenze strutturali del sistema sanitario regionale, che rimandano a scelte politiche passate…». Ma ancora di stringente attualità, evidentemente. Se è vero, come è vero, che sono stati tanti anche i presidi territoriali chiusi nella nostra regione negli ultimi vent’anni contestualmente ai tagli drastici di posti letto e personale e «andando a privilegiare la costruzione di grandi poli di eccellenza fondati su diverse forme di collaborazione con il privato. Sono inoltre emerse anche molte altre criticità direttamente legate alla fase emergenziale. L’incapacità gestionale delle ASL, la mancanza di personale qualificato e di spazi adatti hanno costretto la chiusura di molti servizi ospedalieri reputati non “essenziali” e la conseguente cancellazione di controlli, visite ed operazioni già programmate» – continuano gli esponenti della sinistra radicale italiana. Del resto, anche a Ciriè e Lanzo si sono vissute giornate molto complicate. «Le problematiche croniche del pronto soccorso di Ciriè, ancora più accentuate in questo periodo, si sono palesate, balzando all’attenzione dei media nazionali. Contemporaneamente l’ospedale di Lanzo, che nel corso degli anni è stato fortemente depotenziato, ha vissuto un’esplosione di casi interni e la successiva sospensione o trasferimento di molti servizi di cui, al momento, non è dato sapere se e quando verranno riattivati: Non vogliamo nuovi “eroi” presto dimenticati, ma un lavoro sicuro ed una vita dignitosa per tutti i medici, gli/le infermieri/e, gli/le operatori/trici sanitari».