Due giornate di incendi divorano mille ettari di terreno. L’11 febbraio del 1999 la prima pagina del Risveglio riporta che un pezzo importante del territorio boschivo piemontese non esiste più. L’area coinvolta è quella tra Vallo, Varisella, Cafasse, Corio e Balangero. Gli incendi sono stati alimentati dal foehn, il vento caldo ha dato linfa ai roghi, complicando le operazioni di spegnimento.
Nella zona sono prontamente affluiti uomini e squadre dei vigili del fuoco, della protezione civile, del corpo volontari degli anticendi boschivi. Per giorni hanno sostenuto una lotta impari con il fuoco e con l’aria diventata irrespirabile a causa delle alte colonne di fumo. La bellissima pineta della cà Bianca che era stata da poco valorizzata, con riforestazioni, non esiste più. Il monte Basso è stato l’altro cuore dell’emergenza. Gli incendi hanno coinvolto anche la popolazione: le fiamme hanno infatti lambito le abitazioni, scatenando la psicosi. A Vallo, il centro maggiormente colpito, il sindaco ha proclamato lo stato di calamità. Purtroppo gli incendi, spesso causati da piromani, sono diventati una triste costante di questi ultimi anni. Il territorio ne porta le cicatrici, una violenza che solo il tempo riesce lentamente a guarire. Occorrono purtroppo molti anni prima che la natura assorba il colpo e nuovi alberi tornino a mettere radici, restituendo forza e vigore alla terra ferita.
Medico, naturopata ma soprattutto comandante partigiano. A 90 anni, scompare Aldo Giardino, una delle figure più alte e nobili della lotta partigiana. Durante la Resistenza guida la 46° brigata Garibaldi contro i nazifascisti e il 26 aprile 1945 entra con i suoi uomini a Ciriè, liberandola dagli oppressori.
Per uno strano gioco del destino, muore mentre si reca a Caselle per commemorare cinque partigiani fucilati dai nazifascisti il 1 febbraio 1945. È l’8 febbraio 2011. Alle sue esequie, celebrate al cimitero di Coassolo di San Pietro, prendono parte politici, amministratori, i vertici dell’Anpi e una folla commossa.
«Nel corso dei venti durissimi mesi di lotta partigiana il “ribelle” Aldo – scrive Franco Brunetta sulle pagine del Risveglio a ricordo del comandante Giardino – antepone sempre atteggiamenti che salvaguardano la dignità umana e, soprattutto, la vita alla spietatezza della guerra: sia verso i suoi compagni, sia verso la popolazione amica soggetta alle vigliacche rappresaglie nazifasciste, addirittura verso gli stessi nemici. Per questo si può dire che Aldo sia stato, a pieno diritto, il volto umano della Resistenza».