«Nella serata di lunedì 29 marzo, durante la presentazione online del corso di accesso per diventare volontari della Croce Rossa, si è verificato un fatto increscioso: alcune persone si sono collegate e hanno iniziato a lanciare insulti inneggianti all’odio, al razzismo, bestemmie fino ad arrivare anche alle minacce alla mia persona e a tutti coloro che in quel momento erano collegati per ricevere tutte le informazioni sullo svolgimento del corso».
È rimasto senza parole Fabio Papurello, presidente del comitato Cri di San Francesco al Campo, per questo spiacevole episodio di “zoombombing” che ha rovinato l’incontro informativo a cui stavano partecipando in rete una quarantina di persone collegate attraverso Google Meet.
«A tutela dell’associazione e di tutti coloro che ne fanno parte, in data odierna (martedì 30 marzo, ndr) il consiglio direttivo presenterà apposita denuncia presso la Polizia Postale -rende noto Papurello attraverso un comunicato stampa- Purtroppo la Croce Rossa, a tutti i livelli, e i suoi soci sono da sempre bersaglio di fatti che danneggiano l’umanità e la natura umana, come più volte denunciato anche nella campagna internazionale “Non sono un bersaglio”. Dispiace che questo avvenga verso persone che dedicano il loro tempo libero ad aiutare il prossimo. A nome di tutto il comitato, ribadendo ulteriormente e sottolineando la nostra distanza da questi individui, porgiamo le nostre più sentite scuse a coloro che erano seriamente collegati ed interessati a intraprendere questo nuovo percorso».
In questo periodo in cui gli incontri in presenza non sono possibili, e tutto è stato spostato online, anche la violenza e l’odio si stanno trasferendo sulle piattaforme di incontro virtuale, i cui sistemi di sicurezza, talvolta, non funzionano come dovrebbero. Il risultato è appunto il fenomeno del cosiddetto “zoombombing”: l’irruzione, da parte di individui o gruppi di disturbatori virtuali, spesso membri di compagini estremiste, in ogni tipo di incontro online come conferenze, eventi, riunioni e anche lezioni scolastiche.
Il termine ha la sua radice nella piattaforma di videoconferenza Zoom, che nei mesi scorsi aveva manifestato alcuni problemi di sicurezza, ma poi è diventato di uso comune per indicare tutti i casi simili.