di Toni Farina*
Sul primo termine, lockdown, c’è poco da dire, tanto è entrato nel linguaggio comune. Più di nicchia è il secondo termine, “outdoor”, molto gettonato in ambito turistico. Non c’è infatti ente che si occupi di strategia turistica che non ne faccia largo uso, accompagnato dalla classica immagine di camminatori o pedalatori immersi in un bel paesaggio agreste. Immagine evocativa di benessere, di salute fisica e mentale. La qualità della vita, insomma. Outdoor: letteralmente, fuori porta. Nel corso dei lockdown pandemici è però diventato pratica vera, quotidiana. Nel 2020, durante la clausura imposta nel corso della primavera, era accompagnata dall’ansia dei 200 metri, quest’anno invece una pratica a più ampio raggio, ma sempre nel circondario.
Una pratica che ha consentito la scoperta, o la riscoperta, di “quel-che c’è-fuori-casa”. Il piacere, sottile, epidermico, ma reale, di verificare che appena fuori dalle mura domestiche ci sono “cose”, dettagli, minuzie, che non conoscevi o non ricordavi. Si è trattato di una scoperta vera del “territorio” (altro termine gettonato). Un fenomeno sociale e culturale. Inatteso, diffuso su vasta scala. E che ha permesso anche alle nuove generazioni di uscire dall’ambito della virtualità.
Un fenomeno da conservare, sostenere e valorizzare, in quanto – appunto – valore.
Ora l’Italia è tutta zona bianca. Da lunedì 28 giugno è concesso circolare all’aperto senza mascherina. La libertà ritrovata. Tutto bello, ci mancherebbe. Però sono convinto che a molti capiterà di rimpiangere quei silenzi, quei passi lenti, quei piccoli angoli ritrovati. Ma, pensandoci bene, non è mica scritto che “quei piccoli angoli” ritornino smarriti. E allora, venendo al nostro territorio, un plauso va rivolto al Comune di San Carlo per aver limitato ai soli residenti il traffico motoristico su Strada delle Mollie, strada campestre oltremodo gradevole, fruita soprattutto per ragioni di prossimità dai ciriacesi. Ed è anche per questo che Ciriè, Comune più importante della zona, dovrebbe accodarsi, seguendo e dando a sua volta l’esempio.
Si potrebbe limitare il traffico motoristico sule campestri via Robaronzino e via Delle Spine (nella foto una veduta di strada Mollie, campestre al confine tra San Carlo e Ciriè) e, sopra, sempre a Ciriè, in frazione Devesi, via delle Spine, già individuate come ciclostrade di accesso a Corona Verde. Un segnale insomma. Innovativo, di progresso. Che in prospettiva potrebbe schiudere interessanti possibilità turistiche, generare un marchio territoriale: “Canavese, strade per respirare”. Ma, marketing turistico a parte, c’è anche un altro aspetto.
La conoscenza di quel che ci circonda è un presupposto necessario per generare affettività, e quindi impegno par la tutela. E di impegno per la tutela c’è bisogno, eccome…
*CONSIGLIERE DEL PARCO NAZIONALE DEL GRAN PARADISO