Si racconta che quando in Commissione è spuntato questo bando qualcuno è saltato sulla sedia, non fosse altro che per motivi di assonanza con una certa storia. La questione sarebbe quella di una nuova ecostazione, di cui vi sarebbe bisogno e che troverebbe posto nell’ambito delle opere di bonifica e valorizzazione dell’ex sito industriale dell’Ipca di frazione Borche, per cui sono stati stanziati quasi 4 milioni. Già proprio nell’area della fabbrica divenuta tristemente nota per le lavorazioni tossiche delle aniline prima e per lo stoccaggio di rifiuti pericolosi dopo. Ma attenzione al manicheismo, quello che potrebbe apparire come uno sfregio alla memoria e ai propositi di rendere il sito un polo museale, forse è invece semplicemente una idea di buon senso. Innanzitutto, come spiega il sindaco, perché…
«Non si tratterebbe di una discarica ma di una ecostazione – precisa subito il primo cittadino – e quindi si parla di rifiuti inseriti nel circuito virtuoso del riciclo, ricavata peraltro nell’area più degradata del sito…» E poi nel progetto non si rinuncia alle ambizioni culturali che dai tempi dell’Amministrazione Chiappero si rivolgono alla storica struttura. Dalla dimensione teatrale a quella archeologico industriale fino a quella giuridica con l’archivio storico già perorato più volte dal magistrato simbolo della vicenda Ipca, Guariniello. Insomma, l’ecostazione non esclude tutto ciò e questo è confortante.
Naturalmente si tratta, per ora, di una delle diverse opzioni nel novero dei diversi bandi disponibili e peraltro ad uno stadio più che preliminare. «Al di là dell’esigenza di liberare la zona dove insiste oggi l’unica ecostazione, alle porte della città, e dell’apprezzamento del progetto da parte di Sia e Cisa – conclude Devietti – sarebbe un’occasione per riqualificare l’area (recentemente teatro di incendi dolosi), partendo dalla viabilità necessaria ai camion e finendo con la presenza di persone che vi lavorano». Si vedrà…


