È uno degli argomenti più dibattuti dell’automotive odierno. E sarà destinato a tenere banco anche nei prossimi anni. Inquina di più un’auto elettrica o un’auto a benzina? Sebbene l’alimentazione a batteria si sposi immediatamente con la concezione di green mobility, poiché a impatto zero per quanto riguarda quelle emissioni di CO2 tra le cause principali del surriscaldamento globale, c’è anche chi è in disaccordo. Per via della provenienza dell’energia, per le batterie al litio e perché, al momento, non ci sarebbe sufficiente chiarezza sul loro processo di smaltimento una volta esaurite. Dunque: perché abbandonare la combustione?
Parole dettate, più che da un romanticismo verso ciò che ha rappresentato l’auto a benzina (il suo valore affettivo rimarrà aldilà del progresso), da un’evidente ostinazione al cambiamento e da un’indole predisposta alla negazione dell’evidenza. Perché proprio l’assenza di produzione di anidride carbonica durante la circolazione dimostra come un veicolo elettrico sia più rispettoso dell’ambiente a confronto di quelle a benzina o a diesel. Con buona pace di chi vuole la Terra piatta o la Torre di Pisa diritta.
Premesso ciò, ci sono altre considerazioni da fare che spingono verso il motore elettrico. E hanno come tema sempre i consumi. In questo caso, quelli del processo produttivo che riguarda le fonti di energia del motore termico e di quello a batteria. Vale a dire, petrolio, energia e litio. In merito a essi è stato condotto un interessante studio da parte del ricercatore Mark Linthicum, direttore della comunità scientifica “IVI” (Innovation Value Initiative) di Los Angeles.
Forse molti lo ignorano, ma per avere benzina o diesel viene messo in atto un processo articolato e dispendioso. Dove molti consumi sono elettrici. Tutto ha inizio col processo di estrazione o trivellazione del petrolio. Si è calcolato che negli Stati Uniti, per azionare una pompa che estrae greggio, si impiegano 9.960 kw/h al mese. La stessa quantità permetterebbe a un’auto a batteria di percorrere 56.000 chilometri. Discorso analogo per le piattaforme in alto mare di tutto il mondo. La stima vuole che utilizzino oltre 1,3 miliardi di kWh al mese. Una cifra che, nello stesso arco temporale, alimenterebbe ben 19,5 milioni di veicoli elettrici.
Già questi dati dovrebbero far capire come dietro una vettura a carburante ci sia un dispendio di energia enorme e un analogo impatto sull’ambiente. Aggravato dal trasporto dei barili di greggio. Soprattutto quello via mare, che produce almeno il 10% del miliardo di tonnellate di CO2 all’anno provocato dal commercio marittimo, una delle principali fonti di inquinamento del globo. Per non parlare poi della fase di raffinazione, che avviene a oltre 400 gradi, e del trasferimento del combustibile alle stazioni di servizio. Un’intera catena dove almeno il 70% dell’energia utilizzata è sprecata.
Tutt’altro discorso per una vettura elettrica. Dove l’energia non ha bisogno né di essere estratta a migliaia di chilometri sottoterra, tanto più di essere raffinata o trasportata via terra o via mare. Ciò che conta, e fa la differenza, è la sua fonte. E in tal senso in Europa i dati sono positivi. Perché almeno il 56% di corrente elettrica proviene da fonti rinnovabili (solare, termico, eolico, ecc.) che, col passare degli anni, prendono il posto delle centrali a carbone o a gas che vengono dismesse.
Qualcuno allora potrebbe obiettare sul litio adoperato per le batterie. Estratto nei deserti di quattro Paesi del mondo (Argentina, Australia, Cina e Cile), è un metallo che però non desta le preoccupazioni del petrolio. Lo dimostra proprio la “Terra dei canguri”, che ne è il principale produttore (50% dell’indotto mondiale) e dove, in tema di inquinamento, è il greggio a preoccupare. Nonostante il Paese ne bruci soltanto l’1% di quello del pianeta.
Però che succede alle batterie una volta dismesse? Anche qui la parola-chiave è riciclo. Una volta sostituita, la batteria può diventare un accumulatore di energia per la propria abitazione o per un’azienda. E qualora non riuscisse ad assolvere questo compito, verrà scomposta per recuperare il suo patrimonio migliore che potrà essere utilizzato in un nuovo esemplare destinato ad alimentare un altro motore elettrico.
A fronte di tutto questo, si può capire come l’auto a batteria sia meno inquinante del petrolio. E come per un pianeta più green e più vivibile, sia un approdo fondamentale. Ford ne è consapevole, tanto da annunciare la progressiva elettrificazione della sua flotta. E se volete sapere tutto sui veicoli dell’Ovale Blu a batteria al momento disponibili, date un’occhiata al nostro sito. Oppure passate a trovarci.