Breve aggiornamento sulla vicenda del pensionato artigiano che ha chiuso l’officina 20 anni fa cui è arrivata una cartella esattoriale da oltre 500mila euro. Stamane la famiglia di Franco Padellaro si è recata all’Agenzia delle Entrate per cercare una soluzione ma è praticamente dovuta tornare a casa con un niente di fatto; e dire che venerdì erano già stati al centro riscossioni e li erano stati reindirizzati alla sede centrale dell’Agenzia Entrate di Ciriè in quanto «non competenti sul caso».
Oggi li hanno nuovamente rimandati al mittente, a questo punto alle lagnanze dei signori hanno aggiunto che potrebbero (?) andare in un ufficio “risoluzioni crisi” a Torino. Dovevano telefonare per appuntamento, lo hanno fatto. Oggi era chiuso. Nel frattempo brancolano nel buio – fatta eccezione per la Cna che spiega loro che alle pensioni che non superano di tre volte la minima non possono bloccare i conti – e provano infatti a ritirare dei soldi per campare e pagare l’affitto: soldi presi, domani vanno in banca per sapere anche di quelli invece prelevati al figlio disoccupato. Insomma l’Italia è un Bel Paese.
E intanto c’è chi si chiede se vista l’eco avuto dalla vicenda, e la sua estrema delicatezza sociale che viene ad assumere per queste persone così in difficoltà, non potevano già i solerti funzionari del “Fisco Amico” anticipare chiarimenti e soluzioni?