La nuova avventura nella Capitale è ormai alle porte per Teresa Maria Bosso. Da lunedì 1° settembre sarà a disposizione della Smi Roma Volley, che non nasconde l’ambizione di risalire immediatamente in Serie A1, per lasciare il segno in quella che sarà la sua terza stagione consecutiva in A2, dopo le esperienze a Busto Arsizio e Mondovì. Ma per qualche giorno la schiacciatrice cresciuta a Benne di Corio può ancora godersi l’aria di casa a Grosso dopo una lunga estate azzurra che l’ha portata a conquistare nientemeno che il titolo mondiale di Under 21 a Surabaya, in Indonesia, con l’Italia guidata da Gaetano Gagliardi.
Come ci si sente, Teresa, da campionessa del mondo?
«Molto bene: è una sensazione strana, non ne sono ancora pienamente consapevole, ma è una sensazione molto, molto bella».
Come avete festeggiato dopo aver sollevato il trofeo?
«Siamo andati in un ristorante italiano e poi siamo tornati in hotel per stare ancora un po’ tutti insieme: c’erano anche le altre squadre che avevo finito di giocare è stato molto bello».
E quale accoglienza hai ricevuto al ritorno a casa?
«All’aeroporto mi sono commossa trovando tutta la mia famiglia con i cartelloni e le bandiere dell’Italia. Poi tornando a casa mia madre, che deve fare sempre le cose in grande, ha organizzato con i miei zii un aperitivo per il vicinato e tutti sono venuti a vedere la medaglia, il premio individuale (di schiacciatrice inserita nel Dream Team del Mondiale, ndr) e la divisa firmata, con tanto di taglio della torta. È stato un momento molto toccante: mi sento molto fortunata».
Cosa vi ha permesso di ribaltare il risultato della finale col Giappone dopo il 3° set perso a 15?
«Eravamo in un momento di difficoltà ma abbiamo cercato di azzerare il punteggio e di pensare solo a noi stesse. Eravamo consapevoli delle nostre potenzialità e delle nostre capacità. Nonostante il Giappone fosse riuscito a metterci sotto, non doveva venire meno la consapevolezza della nostra forza e di poter portare a casa questo trofeo».
Avete perso così una sola sfida in tutto il Mondiale, l’ultima del girone, al 5° set con la Turchia.
«Abbiamo perso giocando al 20 per cento delle nostre potenzialità. Eravamo un po’ spaventate dal ricordo della Turchia, che ci aveva battuto l’anno scorso nella finale degli Europei, e questo ci ha portato ad abbassare il nostro livello. Allora abbiamo iniziato a pensare al nostro gioco, solo alla nostra parte di campo, e si è visto contro la Cina nei quarti e il Brasile in semifinale».
Vi ha creato difficoltà il caldo umido dell’Indonesia?
«Fortunatamente nei palazzetti in cui giocavamo e in hotel c’era l’aria condizionata e non abbiamo avuto particolari problemi, ma durante la settimana iniziale gli allenamenti pre-partita sono stati tosti: i ventilatori non bastavano, facevamo un po’ fatica a sopportare un caldo umido che ti rimane addosso».
Quali sono le insicurezze, da te citate in un post sui social, che hai dovuto superare in questo Mondiale?
«Di non poter essere al giusto livello. Ho avuto momenti in cui non riuscivo a essere lucida, ad esempio contro la Turchia, e mi facevo prendere un po’ dall’agitazione perché ci tenevo molto. Ho attraversato momenti di oscurità e il mio allenatore Nino (Gagliardi, ndr), che ormai mi conosce, mi toglieva dal campo per farmi respirare un attimo. Quando rientravo mi sentivo più lucida e riuscivo a ricevere meglio e a fare i miei colpi».
Non sono passati poi così tanti anni da quando giocavi in zona, tra la Pallavolo Valli di Lanzo e il Caselle. Guardandoti indietro, come giudichi tutta la strada che hai fatto?
«Eh sì, da quando mi allenavo nelle piccole palestre di Ciriè ho fatto decisamente tanta strada. Sono molto contenta e ringrazio ogni tecnico che mi ha allenato, da Federica Casetti alla Pvl a Sebastian Perrotta al Caselle, a Matteo Ingratta a Novara: tutti mi hanno lasciato qualcosa».
Sempre nel Sud-Est asiatico, in Thailandia, adesso c’è un’altra Nazionale, quella Seniores, che va alla ricerca di un altro Mondiale. Una Nazionale a cui magari hai già fatto un pensiero per il futuro…
«Farà grandi prestazioni come quelle degli ultimi anni perché è diventato un gruppo veramente coeso. Noi l’abbiamo seguito un po’ al Centro Pavesi di Milano durante quest’estate di preparazione, eravamo tutte insieme. È proprio un gruppo di ragazze che si vuole bene, lo si vede anche dalle piccole cose: quando mangiano insieme, quando si muovono per andare al palazzetto. In questo Mondiale si divertiranno molto e spero in grandi risultati anche per loro. Ricevere una chiamata in Nazionale maggiore per me sarebbe un sogno, ma è ancora un po’ troppo presto per pensarci».
Adesso ti attende Roma, la città più lontana in cui giocherai. Come stai vivendo l’avvicinamento alla nuova stagione?
«Sì, è il mio primo anno decisamente lontana da casa, dopo essere stata a Novara, Busto Arsizio e Mondovì. Un po’ mi spaventa ma so di avere 20 anni e di non avere più così bisogno dei miei genitori. A Roma comunque ci sono i miei zii e sotto questo punto di vista mi sento più tranquilla. Essere lontana da casa potrebbe essere un buono stimolo a dare il massimo, a chiedere a me stessa sempre di più».
Come riesci, intanto, a conciliare lo sport di alto livello con gli studi universitari?
«Sono iscritta a Scienze Biologiche a Torino e sto cercando di preparare un esame per il 16 settembre. Durante il Mondiale ho cercato di studiare un po’ ma nelle fasi finali non sono riuscita a toccare libro dall’agitazione. Lo scorso anno ho frequentato tutti i laboratori e quindi sono riuscita a dare anche un paio di esami; nella sessione di settembre, se riesco, darò un altro esame, poi a Roma, non frequentando i laboratori del secondo anno, cercherò di recuperare gli esami del primo che non ho dato. So che ci vorrà più tempo rispetto agli altri ma non mi interessa: ci tengo tanto ad avere qualcosa oltre alla pallavolo e la scienza è una materia che mi piace molto fin dalle scuole superiori, grazie anche ai professori che ho avuto».