Il “caso Cosentino” continua a far discutere all’interno della Lega Nord. Nel Carroccio si è aperta la ferita dopo il voto alla Camera sull’ex coordinatore campano del PdL, accusato dalla Procura di Napoli di essere il referente politico del clan camorristico dei Casalesi. Il Parlamento si è espresso a maggioranza contro l’arresto dell’esponente del Popolo della Libertà: i leghisti, in un primo momento, si erano detti favorevoli all’arresto di Cosentino, ma all’ultimo il partito ha lasciato libertà di coscienza ai propri deputati.
Una scelta che non è piaciuta all’ex ministro Roberto Maroni e che ha scatenato anche le ire di buona parte della base. «Se fossi stato alla Camera, non avrei avuto dubbi sul mio voto – afferma Ivo Picco, storico esponente leghista e consigliere comunale per tre legislature – sono sempre stato un giustizialista e credo che il parlamento avrebbe dovuto consentire il suo arresto. Non trovo giusto che, in questo caso, i parlamentari debbano avere dei privilegi rispetto ad un normale cittadino. I vertici del nostro movimento, però, dovevano essere più chiari: così si rischia una spaccatura, ma credo che alla fine tutto possa rientrare. È normale che ci sia un dibattito interno, questa è la democrazia, e questo avviene in ogni partito. Ci possono essere delle divergenze, ma è importante che tutte le voci vengano ascoltate». Fulvio Laziosi, capogruppo a Palazzo D’Oria e responsabile zonale del Carroccio, smorza invece i toni: «Si è trattato di un normale confronto interno, come già avvenuto in passato. Se questo potrà cambiare i rapporti con il PdL? Non credo, con i nostri alleati c’è sempre stato un rapporto leale e corretto».
In aula, invece, era presente il nolese Walter Togni, che è anche segretario provinciale della Lega Nord nel Canavese e nelle Valli di Lanzo: «Può essere che qualcuno abbia votato contro l’arresto di Cosentino, ma l’indicazione del partito era quella di votare a favore. Credo che se Cosentino fosse stato un cittadino qualsiasi, anziché un deputato, sarebbe già in galera. Non dobbiamo però cadere nelle trappole – sottolinea il deputato – c’è stata la volontà di far ricadere sulla Lega Nord il mancato arresto dell’ex sottosegretario». Poi torna sull’eventuale spaccatura del Carroccio: «Non c’è nessuna divisione – conclude Togni – ma solo delle linee di pensiero diverse, così come avviene su altri argomenti. In un momento difficile come questo, con gli occhi di tutti puntati addosso, forse sarebbe stato meglio dare un’immagine di chiarezza. Domenica 22 gennaio ci ritroveremo a Milano per chiarire la situazione».
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