Nella Riserva della Vauda incendi e discariche In arrivo telecamere nascoste contro il degrado
Nella Riserva della Vauda incendi e discariche In arrivo telecamere nascoste contro il degrado

Si vedeva il fumo fin da Favria, sabato, quando il secondo incendio della settimana ha devastato un’ampia parte della Riserva Orientata della Vauda, soprattutto la zona interessata dal Poligono militare.
L’allarme è stato dato verso le 23 di venerdì e i Vigili del Fuoco, intervenuti da Nole, San Maurizio e Mathi con il monitoraggio degli elicotteri, hanno lavorato fino alle 15 del giorno dopo su due fronti: nella zona compresa tra via Rocca e borgata La Piè e tra strada Vauda e Palazzo Grosso. Un incendio vasto, secondo Francesco Palma, caposquadra del distaccamento di Nole, per il quale, di nuovo, si ipotizzano cause non accidentali. Ma non è tutto. In questo stesso fine settimana c’è chi ha continuato ad alimentare quella che da tempo, ormai, è una discarica a cielo aperto. Gli ultimi reperti sono un barile pieno di liquido, sul quale è scritto a pennarello “olio bruciato”, e batterie per auto. Ma la soluzione è già pronta ed è stata tra le prime proposte del neo commissario dell’Ente parchi metropolitani torinesi: «Tra un paio di settimane, giusto il tempo di completare le pratiche, installeremo un sistema di telecamere nascoste la cui posizione verrà cambiata periodicamente – ha annunciato Roberto Rosso – Inoltre, ci sono già due guardia parco addetti a questa area che hanno anche il compito di indagare sui reati commessi e avviare l’iter legislativo». Un uomo è già stato rintracciato, grazie al diario personale della figlia ritrovato tra i rifiuti che il padre aveva abbandonato. Rosso ha anche chiesto alla Regione un anno di tempo per ottimizzare le spese di gestione prima del nuovo taglio dei contributi, e sta organizzando il personale. Belle notizie per chi quel parco lo ama e tenta di proteggerlo. Sulla rete, infatti, abbondano i commenti di alcuni cittadini: «È un atto vergognoso e chi lo compie è un criminale» oppure «Non è questione di informazione ma di cultura». Su Facebook però, non si avanzano solo lamentele, ma anche soluzioni: «Ci vogliono sbarre, cancelli e passaggi autorizzati» e c’è chi pensa di riportare in vita le guardie rurali, che dal 2005 non esistono più. «Erano volontari che credevano profondamente alla tutela dell’ambiente – ha commentato sul social network Santo Valente – Noi lo avevamo costituito con la convinzione che loro presenza fosse importante per la collettività». Poi, l’intervento della Prefettura. Come ha spiegato il sindaco Eligio Chiaudano: «Fu il prefetto a intervenire con una circolare in cui dichiarava che le Guardie Rurali non venivano riconosciute».

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