Nel 2017 (ultimi dati Istat disponibili) all'ospedale di Ciriè non sarebbe stata praticata nessuna interruzione di gravidanza volontaria
Un episodio che sta facendo molto discutere: tutti i dettagli del caso sul giornale di domani
Asl, Centro Aiuto alla Vita e il consigliere di Fratelli d’Italia rispondono agli organizzatori del flasmob anti “antiabortista”
Rete delle Donne e Pap avevano denunciato "l'impossibilità di ricorrere alle interruzioni di gravidanza volontarie all'ospedale di Ciriè"
Ha scatenato un vespaio di polemiche e una messe di reazioni il flashmob realizzato lunedì di fronte all’ospedale di Ciriè dalla Rete delle Donne di San Maurizio Canavese e dai giovani di Potere al Popolo per denunciare il fatto che all’ospedale di Ciriè “sarebbe praticamente impossibile” effettuare interruzioni di gravidanza a causa della propensione antibortista di tutti i medici che renderebbero di fatto “necessario” il ricorso ad altre strutture. Un atteggiamento visto da chi ha protestato come la negazione di un diritto sancito per legge e persino una forma di “violenza di genere”. Come è noto il dibattito è ampio ed articolato sul tema e certamente più complesso e questa redazione ne è naturalmente consapevole.
Tra le reazioni che abbiamo raccolto per l’ampio servizio che sarà in edicola sul giornale di domani, giovedì 28 novembre, ci sono quelle di un indignatissimo Davide D’Agostino, consigliere comunale in quota Fratelli d’Italia che ha stigmatizzato l’iniziativa suddetta come una “provocazione oscena”; la nota della stessa Asl To4 che fa chiarezza sulla posizione dei ginecologi in forza al nosocomio ciriacese e, infine, quella del Cav di Ciriè, giunta fresca fresca questa mattina e che riportiamo qui sotto integralmente, lo stesso non sarà possibile sull’edizione cartacea di domani a causa della lunghezza dello scritto..
La lettera del Centro Aiuto alla Vita di Ciriè: «In risposta all’iniziativa di Rete delle Donne e Potere al Popolo in relazione ai dati ISTAT che rilevano assenza di interruzioni di gravidanza praticate nel nosocomio cittadino, il CAV di Ciriè ritiene doveroso far rilevare quanto segue:
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Premettiamo che non risultano informazioni che interruzioni di gravidanza siano state IMPEDITE.
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Premettiamo ancora il contenuto della vigente L.194/78, che riportiamo tal quale perché probabilmente Rete Donne e Potere al Popolo non conoscono:
“Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’ aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite. “
In considerazione di quanto sopra desideriamo esprimere il nostro apprezzamento alla direzione, al personale del nosocomio e a coloro che operano nei servizi sul territorio per aver riconosciuto “il valore sociale della maternità e l’importanza della tutela della vita umana sin dal suo inizio” e aver saputo indicare altre strade per il controllo delle nascite, applicando la legge vigente, risparmiando alle donne quella che è veramente una violenza, ovvero la soppressione della creatura concepita nel loro grembo.
Vogliamo sottolineare che, a differenza di quanto dichiarato dai manifestanti, la stessa legge 194 non riconosce alcun diritto all’aborto, ma al contrario guarda a questa pratica come a una scelta estrema a cui si può giungere soltanto dopo aver valutato con la donna “le possibili soluzioni dei problemi proposti” per “aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero all’ interruzione della gravidanza” (art. 5 L. 194/78).
La stessa legge inoltre prevede e garantisce il diritto all’obiezione di coscienza da parte del personale medico.
È evidente che quella che viene chiamata “propensione antiabortista”” che sarebbe peculiare del nosocomio della città dei D’Oria, sia semplicemente un’applicazione più fedele della legge che, invece, in 40 anni è stata applicata solo parzialmente per garantire appunto un inesistente diritto ignorando, oltre al contenuto della legge, la necessità di offrire soluzioni concrete alle donne che affrontano una gravidanza indesiderata e che si sentono obbligate ad abortire dalle circostanze difficili.
Ci chiediamo quindi: “Come si può chiedere l’applicazione di una legge contestandone però l’applicazione stessa?”
Come centro di aiuto alla vita ringraziamo l’ Azienda Sanitaria Locale To 4 per la particolare attenzione alle cure rivolte alle donne in virtù delle quali ha meritato il bollino rosa e auspichiamo sempre maggiori e più capillari iniziative a difesa della prima e più grande violenza contro un essere umano indifeso e la donna che lo porta in grembo.
Le pressioni sociali e i condizionamenti purtroppo sono solo a favore dell’aborto, quelli nessuno li contesta, ma proprio quelli semmai dovrebbero essere rimossi, sempre secondo la legge 194/78 che affida ai consultori il compito di individuare e rimuoverne le cause.
Chi opera nei nostri Centri di Aiuto alla Vita sa bene quanto la vicinanza e l’aiuto concreti possano donare alla donna il coraggio e la forza di accogliere il figlio che porta in grembo».
Marilena Fornelli Bardina
Presidente C.A.V. di Ciriè