Comprendere il mercato, i cambiamenti sociali e culturali, e anticiparli con un’offerta in grado di rispondere alle esigenze delle persone. Fin dal suo insediamento alla guida di Authos nel 2014, tra i cavalli di battaglia del modello di business de presidente e CEO di Authos, Francesco Di Ciommo, c’è un nuovo approccio al cliente.
Nel quale ha rivestito un ruolo importante l’apertura al digitale e all’innovazione tecnologica. Cioè il tema dell’incontro che si è tenuto lo scorso mercoledì 20 luglio tra lo stesso Di Ciommo, Vincenzo Tanania (Director PwC Italy) e Roberta Anelli (Innovation Manager PwC Italy).
Tema dell’incontro, il Social Innovation Observatory. Vale a dire l’osservatorio per l’innovazione sociale. Un’idea di PwC Italy(PricewaterhouseCoopers), in collaborazione con KPI6, che ha dato vita a uno strumento in grado di analizzare, in tempo reale, i cambiamenti sociali e individuali delle persone per comprendere i loro nuovi bisogni, le loro aspettative e le loro priorità in materia di consumo. Uno strumento che, al tempo stesse, permette anche di definire i fattori culturali e sociali che influenzano le loro scelte di consumo e di comportamento.
Cuore di questo nuovo studio del mercato è il Natural Language Processing. Una tecnica che consente di creare valore dai dati attraverso l’intelligenza artificiale e che rappresenta una possibilità per conoscere in diretta le opinioni dei consumatori.
Durante l’incontro è emerso come per l’automotive sia stato messo a punto un osservatorio focalizzato sulle tematiche di maggior interesse del settore. E una dashboard che, in tempo reale, si aggiorna con i trend e le variazioni degli orientamenti dei consumatori e delle società con impatto sul mondo di riferimento delle organizzazioni.
Questo cambio di prospettiva per il mondo delle quattro ruote non è però nuovo per Authos. Perché il modello di business messo a punto da Di Ciommo aveva già individuato nel web la risorsa principale per intercettare i gusti e le abitudini dei clienti. Un cambiamento adottato dopo aver rilevato che la maggior parte degli utenti di Torino prima cintura faceva un uso costante dei social network.
Un dato di fatto che non poteva essere ignorato. Perché rappresentava il bacino di utenza dal quale attingere il più ampio numero possibile di clienti. Prima però si doveva capire da chi era formata questa base. Quali fossero i suoi gusti, le sue preferenze, i suoi stili di vita e le sue esigenze. “Non si doveva più pensare a come commercializzare un prodotto, ma si doveva pensare innanzitutto a studiare a fondo che cosa le persone desideravano” ha detto Di Ciommo, sottolineando ancora una volta come la sua filosofia si fondi sulla centralità dei bisogni dell’individuo. Che per essere soddisfatti devono innanzitutto essere intercettati e conosciuti.
Come non può essere trascurato il momento in cui vengono manifestati. “Se, come è accaduto, rilevo che il 56% dei miei leads lo ricevo alle 2 di notte, devo sviluppare il motivo strategico sul perché mi sia arrivato a quell’ora” aggiunge sempre Di Ciommo. Che, per sviluppare e valorizzare a dovere questo flusso di informazioni, ha dovuto ingaggiare figure preparate nell’utilizzo delle nuove tecnologie. E al tempo stesso giovani, motivate e desiderose di affermarsi.
Elaborato questo enorme flusso di dati, occorre poi convogliarlo in un’offerta di servizi in grado di soddisfarli. E qui viene la vera sfida dell’imprenditore di oggi. Saper essere un punto di riferimento su più fronti. Con idee e strumenti sempre più su misura del cliente e con la mente aperta per stringere sinergie con altre realtà.
In tal senso, l’ultima novità di Authos è l’officina mobile. Un’opportunità che consente al cliente di fare il tagliando senza passare in concessionaria, ma nel luogo a lui più congeniale e senza il minimo spreco di tempo. “Grazie all’idea dell’officina mobile, abbiamo stipulato un accordo con i centri commerciali e con le società che gestisce i condomini”. E il futuro, secondo Di Ciommo, sarà sempre più in questa direzione: “Fra due anni le aziende camperanno sui servizi, non sulla vendita”. Cambiare mentalità è dunque inevitabile. Anche perché senza innovazione tecnologica e senza contenuti sociali è impensabile per un’azienda ottenere la certificazione ESG che Authos ha ricevuto due anni fa.