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I ragazzi del Pride aprono a Sindaco e Giunta
Politica, Prima pagina
Antonello Micali
11 Lug 2024
CiriaceseCirièPiemonte
Dopo i giorni della rabbia e dell'orgoglio, riflessioni e proposte
I ragazzi del Pride aprono a Sindaco e Giunta
All'interno il comunicato integrale diffuso da Provincialotta dopo le polemiche su titolo della manifestazione e mancata concessione del patrocinio comunale

Dopo il giorno dell’orgoglio, e soprattutto della rabbia, della Comunità Lgbtq+ e annesse polemiche con blogger e soprattutto con Sindaco e Giunta, quelli della riflessione, dialettica sì ma propositiva: Provincialotta apre così alla Giunta comunale. La conferma del nuovo approccio comunicativo nelle ultime righe di un documento diffuso in questi giorni che fa un ampio bilancio e da più punti di vista della manifestazione svoltasi sabato 29 giugno a Ciriè. Senza protervia e arroganza alcuna, facciamo che premetterlo: «(…) Con la speranza nel prossimo pride di riuscire a coinvolgere anche la giunta comunale, guardiamo al produrre ancora più attività a scopo culturale nell’anno a venire, continuando a lottare per provare la nostra esistenza e valore sul territorio, al fine di avere una cittadinanza sempre più partecipativa e una giunta meno sorda alle nostre istanze e alla nostra volontà di arricchire di valori e contenuti la comunità locale (…)» È certamente un buon segno dopo l’esacerbazione di alcuni toni, soprattutto sul web, che avevano coinvolto oltre al comitato, persino qualche politico e che riporta comunque alla dimensione di un evento che ha riempito la città di ragazzi colorati, musica, interventi e anche famiglie e giovani desiderosi di cambiamento. Esigenza insopprimibile, per fortuna… I ragazzi poi ci tengono a precisare che non si è parlato solo dei temi legati ai disagi della comunità Lgbtq+: ambientalismo, antispecismo e le violazioni dei diritti degli esseri umani coinvolti dalla immigrazione erano al centro dell’evento, Palestina compresa. Insieme “all’apertura”, ora chiedono attenzione sulla consapevolezza che il collettivo è una realtà consolidata, e che dopo anni di lotte sui diritti, forse sarebbe anche giunto il momento di conoscersi e riconoscersi, al netto di un patrocinio concesso o meno…

Apertura alle istituzioni dunque ma sempre nel solco di un pensiero coerente alla base del processo di lotta auspicato da Provincialotta, che sul titolo (e sul manifesto) pietra dello scandalo FroCiriè ha più volte spiegato che: «volevamo che questo pride avesse un impatto ancora più forte».

Infine una precisazione e con essa un rimando all’esigenza di dibattito meno compromesso da ipocrisia «camuffata » da politically correct: «Gli unici ad avere un’ossessione tossica sui corpi altrui sono i politici di questo paese (…). Dove un seno scoperto in un’opera d’arte rinascimentale è considerato apice di bellezza, perché il seno del nostro manifesto è osceno? Perché la cicatrice di una sopravvissuta al tumore al seno è segno di forza, ma la mastectomia al fine di una riassegnazione di genere è un taboo? ».

Il Comunicato integrale di Provincialotta

«Lo scorso 29 giugno si è svolta la terza edizione del pride della provincia “FroCiriè” organizzato dal collettivo transfemminista Provincialotta. Nonostante la precarietà del meteo siamo riuscite ad ottenere un risultato più che soddisfacente, anche quest’anno Corso Martiri ed i portici di Via Vittorio Emanuele sono stati attraversati da musica, interventi ma soprattutto da famiglie e giovani desiderosi di cambiamento. I temi toccati sono stati molteplici e hanno parlato dei disagi che la comunità LGBTQIA+, donne e persone vittime di razzismo e abilismo affrontano ogni giorno.

Si è partiti dalla denuncia dell’assenza di spazi aggregativi in provincia dedicati ai giovani e non solo a logiche di consumo, per poi passare alla libertà e diritto all’aborto senza i comportamenti nocivi e traumatizzanti delle associazioni provita che pullulano gli ospedali; spostandosi successivamente sulla medicalizzazione e discriminazione delle persone trans* e non binare all’interno del CIDIGEM e all’interno di un sistema sanitario nazionale ormai arretrato e sull’orlo del collasso; si è anche parlato di ambientalismo e antispecismo e di come le industrie e il circo sfruttano il regno animale per il proprio tornaconto economico trascurando l’etica e il diritto ad un’esistenza dignitosa; continuando a denunciare le violazioni dei diritti questa volta umani parlando dei centri per il rimpatrio presenti sul territorio italiano, piccoli “lager occidentali” che hanno portato a decine di morti e suicidi tra i migranti in essi reclusi ; per terminare con un discorso sulle neurodivergenze e sulle persone che vivono questa condizione, spesso mal comprese e marginalizzate nella nostra società abilista. Si è anche parlato di realtà storico-geografiche come il genocidio plaestinese che si sta consumando su una terra oramai vessata e occupata con la forza da anni.

Questi sono argomenti che è raro trovare in pride istituzionali, ma noi in quanto collettivo transfemminista crediamo nell’intersezionalità di tutte queste istanze e che nessuna di loro viaggi e lotti isolata dalle altre. Ognuno di noi lotta per battaglie specifiche: diritti per la comunità LGBTQIA+, diritti delle donne, ambientalismo, sensibilizzazione sulle neurodivergenze, sul genocidio palestinese e molto altro. Nessuno di noi, però, esclude le altre battaglie, si fa fronte comune, perchè a differenza delle apparenze, tutte queste posizioni non sono lontane e distaccate come appaiono ma anzi nascono tutte come disagi di secoli di retoriche capitalistiche, colonizzatrici e patriarcali.

Uno degli interventi simbolo è stato quello dedicato al nome FroCiriè e alla grafica del pride raffigurante un corpo trans. Siamo sempre state disponibili nei confronti della sindaca, proponendo una seconda locandina più classica per utilizzi ufficiali oltre a comunicare anche un titolo alternativo. L’unico utilizzo immaginato, per quella che è diventata dopo la grafica definitiva, era quello di icona per i post instagram, ma che è stata poi ripresa e postata da altri giornali senza che ci venisse comunicato in anticipo.

L’intervento, diretto, non solo alla giunta comunale, ma anche ai “leoni da tastiera” sotto i post facebook, spiegava il perché delle nostre scelte artistiche e lessicali: riappropriarsi della parola “frocio”, uno dei numerosi insulti che ci viene rivolto ogni giorno.

“Ci hanno sempre rivolto appellativi come checca, effemminata o anche all’inglese “snowflakes” (fiocchi di neve), sempre facendo leva su atteggiamenti ritenuti “non virili” e simbolo di fragilità e debolezza. Ebbene, noi vogliamo riprenderci tutto, vogliamo svuotare di significato gli insulti che abbiamo subito per secoli e renderli nostri. Questo si può fare solo conoscendo il peso di quelle parole.”

E di conseguenza, se noi siamo i froci, e siamo abitanti di ciriè, anche Ciriè è frocia.

Ormai, siamo una realtà consolidata, e dopo due anni di pride, volevamo che questo fosse diverso, volevamo avere un impatto ancora più forte, impossibile da ignorare, partendo dai manifesti. Viamo in un tempo dove i corpi di donne e persone trans sono perennemente discriminati, censurati e cancellati, un esempio solo le posizioni sull’aborto dei nostri politici in carica, come sull’educazione alla sessualità e affettività.

“Gli unici ad avere un’ossessione tossica sui corpi altrui sono i politici di questo paese, giunta comunale compresa. Dove un seno scoperto in un’opera d’arte rinascimentale è considerato apice di bellezza, perché il seno del nostro manifesto è osceno? Perché la cicatrice di una sopravvissuta al tumore al seno è segno di forza ma la cicatrice di una mastectomia al fine di una riassegnazione di genere è un taboo?”
Sapevamo bene della nostra provocazione ed è stata una scelta ponderata, ma vediamo questo riscontro, dove si creano fratture e interrogativi, come una vittoria, perché siamo riuscite a comunicare a tutti i ciriacesi.
Siamo particolarmente fiere, di tutti coloro che hanno collaborato con noi per la realizzazione di FroCiriè come la Freek Pride, il collettivo SeiTrans*, Arcigay, Mai Ultimi UniTo, Obiezione Respinta, Torino per Gaza, e anche al Torino Pride. Siamo convinte che fare rete con realtà affini sia sicuramente la chiave per migliorarsi e mettersi sempre in discussione. Un ringraziamento particolare va soprattutto al collettivo Mai Cite di Ivrea, ormai “realtà sorella” di Provincialotta con cui condividiamo anche le difficoltà di portare questi messaggi in un territorio ostile e tradizionalista come quello della provincia.
Siamo, inoltre, commosse dalla straordinaria partecipazione di cariche politiche del territorio contingente. Qualcuno addirittura come Valentina Cera, consigliera regionale, ha deciso di esporsi in primis, prendendo il microfono ed esprimendo supporto, vicinanza e sostegno all’iniziativa e al Collettivo di ProvinciaLotta. Tra le altre onorevoli menzioni ci teniamo a ringraziare il consigliere comunale M5S, Franco Silvestro; la consigliera regionale Sarah Disabato; la senatrice Elisa Pirro; la vicesindaca di Ivrea Patrizia Dal Santo e l’ex assessore della giunta Appendino Marco A. Giusta.

Con la speranza nel prossimo pride di riuscire a coinvolgere anche la giunta comunale ciriacese, guardiamo al produrre ancora più attività a scopo culturale nell’anno a venire, continuando a lottare per provare la nostra esistenza e valore sul territorio, al fine di avere una cittadinanza sempre più partecipativa e una giunta comunale meno sorda alle nostre istanze e alla nostra volontà di arricchire di valori e contenuti la comunità locale».

Argomenti

Comunità Lgbtq+ diritti Provincialotta
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