Oramai è un copione visto e già visto: giovani di Fdi a volantinare davanti ai cancelli degli istituti superiori torinesi “conto la cultura maranza” e l’inevitabile reazione (talvolta scomposta) di chi magari non solo non si ritiene appartenente a quella cultura e che men che meno ha piacere di farsi fare la ramanzina da poco più che coetanei, peraltro politicizzati almeno quanto i collettivi studenteschi che puntualmente li mandano a quel paese.
È successo anche stamattina, stavolta al liceo Einstein di Torino (istituto peraltro frequentato da molti ragazzi del nostro territorio) durante il volantinaggio di un gruppo presentatosi come una sezione di Gioventù Nazionale, l’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia e mentre era in corso l’azione, una rappresentante d’istituto avrebbe preso un cestino dell’immondizia invitando a gettare i volantini: a quel punto la situazione è degenerata. Urla spintoni, slogan, i soliti… Di una parte e dell’altra: altro che epoca post ideologica…
«Il nostro invito era pacifico, abbiamo detto più volte – ha dichiarato un rappresentante d’istituto dei ragazzi dell’Einstein a Repubblica – gettate i volantini e andate via. Però uno di loro ha preso per il collo uno studente della scuola e quindi noi abbiamo risposto strappando i volantini. E sono iniziati spintoni e insulti». Uno dei ragazzi dell’Einstein sarebbe stato trattenuto per essere identificato, rischia una denuncia insieme agli altri protagonisti delle tensioni. Al momento dei disordini in questione erano infatti presenti agenti della Digos e della polizia.
Dalla federazione cittadina di Gioventù Nazionale Torino in un primo momento sarebbero state prese le distanze dall’episodio: «Il volantinaggio all’Einstein è stato effettuato da elementi non tesserati alla federazione cittadina di Gioventù Nazionale Torino».
Salvo poi – a stretto giro di posta – la nota che segue da parte dei giovani volantinatori, e non solo: «Stavamo svolgendo la nostra ordinaria attività di volantinaggio, come sempre, per sensibilizzare i più giovani sul tema delle baby gang e della violenza giovanile, quando siamo stati aggrediti dai collettivi rossi presenti all’interno della scuola – proseguono – La realtà è che a Torino c’è chi vorrebbe impedire a chi non la pensa come lui di poter esprimere la propria opinione e si sente legittimato ad utilizzare anche la violenza per farlo. Non cederemo questo vergognoso ricatto e continueremo ad essere presenti in tutte le scuole di Torino».
Sul punto è intervenuto anche il consigliere di Fratelli d’Italia in Circoscrizione 4 Raffaele Marascio:«Era da mesi che denunciavamo il clima di tensione crescente in alcuni istituti scolastici torinesi. Quanto avvenuto all’Einstein è di una gravità inaudita, studenti aggrediti e insultati solo per aver provato ad esprimere le proprie idee. Questo è il risultato delle politiche di tolleranza e legittimazione delle realtà vicine ai centri sociali e ai collettivi rossi, messe in atto dal Comune di Torino»; nonchè l’europarlamentare di Fratelli d’Italia Giovanni Crosetto: «Quanto accaduto questa mattina davanti al Liceo Einstein di Torino è un episodio di una gravità assoluta. L’aggressione subita dai militanti di Gioventù Nazionale da parte di appartenenti ai collettivi rossi, durante un pacifico volantinaggio di sensibilizzazione contro la cultura della violenza e delle baby gang, rappresenta un fatto inaccettabile che non può essere derubricato a semplice scontro fra ragazzi. È intollerabile – prosegue – che nel 2025 in Italia ci siano ancora ambienti che pensano di poter imporre le proprie idee con la forza, impedendo ad altri giovani di esprimersi liberamente. Le scuole dovrebbero essere luoghi di confronto e crescita, non di intimidazione e violenza politica. Chi oggi si scaglia contro chi la pensa diversamente, domani non avrà alcun rispetto per la libertà e per la democrazia. Esprimo piena solidarietà – conclude– ai giovani di Gioventù Nazionale Torino e alle Forze dell’Ordine intervenute per ristabilire l’ordine. Mi auguro che le istituzioni cittadine e il Ministero dell’Istruzione prendano posizione netta, perché il silenzio o la minimizzazione sarebbero una forma di complicità morale. Difendere il diritto di parola e di opinione è il primo dovere di una società civile».
Da parte dei cosiddetti “collettivi rossi”, liquidano la vicenda così: «Non è in discussione la libertà di parola quanto le provocazioni strumentali…»
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