Stanno suscitando orrore e indignazione le foto ed il video che stanno circolando sulla rete riguardo le sevizie subite da…
Il minore autore del gesto aveva promesso di fare volontariato pro animali
Dopo i calci al riccio, la riabilitazione in un rifugio per animali: ma l’idea (per ora) è un flop
L'episodio di violenza nei confronti del povero animale, due mesi fa, era balzato "all'onore" delle cronache nazionali
Conclusa dopo settimane di polemiche, accuse e purtroppo anche minacce, con il nobile intento di “cassare l’episodio” intraprendendo un percorso riabilitativo al servizio di un’associazione animalista, alla vicenda del ragazzino finito agli onori della cronaca per i suoi “palleggi” con un povero riccio si aggiunge un nuovo capitolo e, se possibile, una nuova amarezza a fare sfondo ad una storia già abbastanza triste di per sé.
Secondo quanto riportato dalle due associazioni cui si era rivolto il papà del minore in questione all’indomani del putiferio suscitato dalle immagini del video con la bravata del figlio diffusa sui social prima e su tutte le testate dello Stivale (e non solo) dopo, alla fine non se ne è fatto nulla.
Il genitore – peraltro meritoriamente – aveva infatti chiaramente fatto intendere di annoverare tra le strategie pedagogiche necessarie quella di un’esperienza di volontariato per gli animali e, diciamo, che il tentativo è stato pure fatto. Un paio di incontri conoscitivi con altrettanti responsabili delle onlus, il recepimento delle linee e delle regole cui avrebbe dovuto attenersi il ragazzo nel periodo di lavoro presso tali enti, modalità ed orari: niente, c’è sempre stato qualcosa, alla fine, che non andava. Insomma, non se ne è fatto nulla. Diverse le motivazioni che avrebbero determinato il diniego, in un caso da parte di una delle stesse associazioni, ma nulla che sarebbe stato così insormontabile se, forse, corroborato da motivazioni più forti ed autentiche?
Ha invece le idee chiarissime Laura Masutti, responsabile Lida Ciriè-Valli di Lanzo, che avrebbe dovuto essere una delle destinatarie del progetto riabilitativo e che spiega perché l’accordo non sarebbe andato in porto: «Non andavano bene gli orari – ci hanno detto – non combaciavano con quelli della palestra dopo la scuola. E poi altri atteggiamenti dai quali non traspariva tutta questa motivazione. Non sono per le forzature…».
Sia chiaro: non è escluso che potranno esserci nuovi incontri e nuove associazioni cui rivolgersi anche in un prossimo futuro e con esse modalità di servizio più compatibili, anche perché come è noto sul caso, dopo l’identificazione e la denuncia dei carabinieri, la procura dei minori ha aperto un fascicolo ed un percorso di sostegno e riabilitazione del minore è, oltreché auspicabile, davvero utile. Anche in questo caso, con le consuete cautele ma anche con grande attenzione alla importanza di vicende come queste, ne daremo notizia. Magari aspettando che ad annunciarcela sia la stessa famiglia del ragazzino, con la stessa solerzia con la quale si era prodigata nei giorni caldi del caso per, giustamente, difendere il ragazzo e promettere quello che, però ad oggi, purtroppo, non risulta ancora.
Saremmo lieti di essere smentiti proprio in questa vacanza, periodo ideale per impegnarsi in una giusta causa.