C’è una storia che lega con un filo invisibile Torino con l’Etiopia e con il rastafarianesimo giamaicano. Ed è una storia che pochissimi conoscono. Di certo non la conosceva Bob Marley. Quando nel giugno del 1980 arrivò a Torino per il concerto al Comunale pensava semplicemente di trovarsi in un grigio polo industriale al servizio del Babylon System. E così di fatto era, ma quella città nascondeva un legame strettissimo con uno dei personaggi simbolo della cultura e della religione rasta. Questa storia ha come protagonista una bellissima principessa africana di nome Romane Uorh. Era la figlia primogenita del Negus Hailè Selassiè, il Re dei Re, il Ras Tafari per i neri della Giamaica, che videro in lui il Messia liberatore che avrebbe riportato i figli degli schiavi nella loro Madre Africa.
Romane Uorh era sposata con Merid Bayanè, comandante della resistenza etiope in prima linea contro i fascisti italiani che avevano occupato il suo paese. Nel 1937 Merid Bayanè venne catturato dagli italiani e fucilato e la principessa venne rapita e trasferita insieme ai quattro figli maschi nel carcere dell’Asinara, dove Gideon, il figlio più piccolo, morì ad appena due anni di età. Poco più tardi, un sacerdote che era vissuto in Etiopia riconobbe la principessa durante una visita al carcere e fece in modo che Romane potesse abbandonare l’Asinara e raggiungere Torino insieme ai figli. Qui venne accudita dalle suore missionarie della Consolata fino al 1940, quando morì ad appena 27 anni per tubercolosi. Venne sepolta in forma anonima e nel massimo riserbo in un loculo in un’area poco visibile del Cimitero Monumentale di Torino, nel sotterraneo della sesta ampliazione.
La lapide portava semplicemente la scritta A una mamma. Nel 1944 morì anche il figlio Chetacceu, che venne sepolto accanto alla madre. E soltanto anni più tardi le lapidi vennero sostituite con quelle attuali, che recano i nomi in italiano ed etiope. Nel 1970 il Negus Hailè Selassiè venne in visita ufficiale a Torino, ma pare che la sua breve permanenza nella città subalpina non abbia previsto una visita alla tomba della figlia e del nipote.
Quando venni a conoscenza di questa storia mi dissi che doveva essere raccontata, approfittando magari dell’ottantesimo anniversario della morte, il 14 ottobre 2020. Ma finii per dimenticarmene e quando la storia mi tornò in mente, nell’estate di quello stesso anno, ero preso da mille altre cose. Ma la principessa non mi dette pace: quel suo sguardo intenso e penetrante, come appariva in una rara foto che la ritraeva con gli abiti tradizionali etiopi, pareva rimproverarmi. E così ho dovuto arrendermi. Il 14 ottobre 2020, in occasione di quello che possiamo chiamare il Romaneuorh Day, pubblicheremo sulle principali piattaforme digitali un mini ep con due o più brani musicali dedicati alla principessa.
Il Romaneuorh Day non è un evento organizzato, ma piuttosto un invito agli artisti operanti nei campi più diversi a creare e diffondere nella giornata del 14 ottobre una loro opera o un messaggio ispirato alla principessa Romane, oppure dedicarle un concerto, una serata in un locale, una lettura o un’improvvisazione teatrale. Non esiste alcun coordinamento dell’evento: ognuno può creare la propria opera e diffonderla attraverso i canali che preferisce. Esiste però una pagina informativa su Facebook all’indirizzohttps://www.facebook.com/Romaneuorh-Day-100180531822871. Chi lo desidera potrà pubblicare qui, dopo il 14 ottobre 2020, ciò che ha creato in ricordo di Romane.