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L’ex Ecolinea è ancora da bonificare
Cronaca bianca
27 Gen 2012
Leinì
L’ex Ecolinea è ancora da bonificare

«A nostro avviso la Provincia non può rilasciare una nuova autorizzazione all’Ecolinea per il trattamento di rifiuti se prima non ha effettuato la bonifica dell’area di via Torino».
A parlare è Renato Patti, presidente della Co.Reiss, la società proprietaria dell’area sita in via Torino 127/129 su cui l’Ecolinea, per 19 anni (dal 1982 al 2001), ha smaltito rifiuti tossici, oli esausti e molto altro. «In questi anni – prosegue Patti – il sottosuolo dell’area e delle falde sono state inquinate da sostanze altamente tossiche, come decaliti, solventi clorurati, idrocarburi, metalli, pcb. Sostanze cancerogene, i cui dati sono confermati dalle molteplici analisi effettuate dall’Arpa e dal piano di caratterizzazione. Sostanze tutt’ora presenti in falda, e che continuano a minare la salute dei cittadini.
Esisteva un impegno da parte dell’Ecolinea, oltre a una fidejussione, rilasciata alla Provincia di Torino, come garanzia nel caso, al momento del rilascio dell’area, fossero insorte delle tracce di inquinamento. L’Ecolinea, a fronte di quell’impegno avrebbe dovuto bonificare, a propria cura e spese, il sito. Anche le concessioni per lo smaltimento erano subordinate alla bonifica. L’Ecolinea, invece, ha lasciato via Torino e si è ricollocata, ma della bonifica non si è mai interessata. Ha svincolato la fidejussione e ora si accinge ad iniziare nuovamente l’attività in altra zona. Ma la cosa più preoccupante è che la Provincia sa esattamente cos’è successo. Nonostante ciò ha rilasciato le autorizzazioni.
Il 24 novembre 2010, inoltre, è stata emessa una sentenza da parte del Tribunale di Torino, dopo 10 anni, nella quale si condanna l’Ecolinea a pagare immediatamente alla Co.Reiss la somma di 882mila euro. Cifra indispensabile al prosieguo e al termine della bonifica. Noi, infatti, abbiamo già effettuato una prima parte dell’intervento con una spesa di 1 milione e 800mila euro. Ma grazie ai numerosi cavilli legali – afferma Patti – l’Ecolinea è riuscita a rinviare, a chissà quando, l’eventuale risarcimento dei danni. Se per la prima sentenza la giustizia ha impiegato 10 anni, per l’appello e la cassazione ne occorreranno altri 10, con sospensioni varie. Nel frattempo l’Ecolinea non pagherà né provvederà a bonificare quanto lasciato in via Torino. In compenso aumenteranno i tumori o altre malattie tra i cittadini della zona del Borgonuovo, senza sapere perché avranno contratto tali malattie. Se l’Ecolinea sostenesse le spese dovute, oltre a rendere salubre quel sito, in quel lotto potrebbe nascere un piccolo centro commerciale in grado di garantire molto lavoro ai residenti. E, invece, è tutto fermo perché noi non abbiamo più risorse da investire anche per la bonifica della falda. E poi, non è giusto che siamo noi a doverci sobbarcare di tutte le spese. Addirittura, nel contratto di locazione, noi avevamo una dichiarazione di manleva da qualsiasi danno. E, invece, ci troviamo in questa situazione: con il sito inquinato e l’Ecolinea che ritorna ad operare nell’ambito dello smaltimento di rifiuti tossico-nocivi».
«Da parte nostra – afferma il presidente Ecolinea, oggi controllata al 100% dalla Sereco (facente parte del gruppo Unieco), Piero Monnati – c’è sempre stata la massima disponibilità a un confronto sullo stato del sito di via Torino. Trovare, però, chi abbia inquinato quell’area non è cosa semplice visto che, prima di noi, per anni, ha operato un’azienda che effettuava lo stoccaggio di idrocarburi. In merito, comunque, nel novembre dell’anno scorso c’è stata una sentenza e, per quanto ci riguarda, abbiamo già messo a disposizione del Tribunale, la somma a noi comminata quale cifra risarcitoria. Abbiamo ricorso in appello e, come ben sa il signor Patti, se verremo ancora condannati al pagamento, faremo fronte all’impegno. Attendiamo, comunque, fiduciosi, la conclusione dell’iter giudiziario. Nel frattempo, pensiamo entro i primi di settembre, di ripartire con il trattamento dei rifiuti, nel nuovo sito di via Lonna».

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